Giovani frati in cammino

...vieni a seguirci su Facebook!

Frati in preghiera

Rapisca, ti prego, o Signore,l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio.

Santa Maria Madre di Dio prega per noi

Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria,che sei vergine fatta Chiesa.

Giovani frati itineranti

Una gita a Perugia

mercoledì 31 ottobre 2012

Solennità di tutti i Santi
Mt 5,1-12




“Venite, adoriamo il Signore: 
la sua gloria risplende nei Santi”. 
Così recita un’antifona tratta dalla Liturgia delle Ore. 
Oggi, nella Solennità di Tutti i Santi, la Chiesa ne reca festante il lieto annuncio. 

Volgendo lo sguardo a questi “giganti” della fede, vien da porsi qualche domanda sul misterioso e singolare modo in cui la luce di Cristo si sia fatta strada fino a rendersi così splendidamente manifesta nel loro vissuto. 

Il Vangelo di Matteo che la liturgia odierna ci propone sembra in tal senso venirci incontro, indicando alcune vie, piccoli pertugi attraverso i quali la grazia di Dio tocca la carne umana nel profondo, trasfigurandola sino a farla risplendere di luce. Potremmo definirle anche porte, otto porte strette, talmente anguste da richiedere da parte nostra un movimento di abbassamento per attraversarle e recanti sugli stipiti dei nomi incisi a fuoco dal dito di Dio: 
misericordia, povertà di spirito, purezza di cuore, bisogno di giustizia, mitezza, amore per la pace…. 
Sono le Beatitudini, benedizioni che il Signore Gesù dal monte impartisce ad ogni uomo. 

Esse, rilette anche sullo sfondo di questo giorno di festa, possono diventare per ciascuno di noi dei preziosi crocevia sui quali la volontà salvifica di Dio, incontrando la nostra disponibilità, riesce ad intersecarla ed a proiettare, come attraverso un prisma, tutta la sua luce sul mondo. 

Giungere ad un simile stato di vita non è impresa da poco, in quanto esige tutta la docilità e l’affidamento di cui siamo capaci; tuttavia, guardando ai nostri Santi, possiamo ben dire che ne valga la pena, giacché il traguardo, il premio ultimo, è la comunione con Dio e la possibilità di vivere sin da ora da beati… o per meglio dire (ed oggi è proprio il caso di dirlo!) da Santi.


clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE



lunedì 29 ottobre 2012

Armonie dello Spirito


Ascolta qui  "O magnum mysterium" di Tomas Luis de Victoria

«L’eucarestia è il sacramento del cammino con il Signore e della sosta presso il Signore. È un cammino che inizia ogni volta con una chiamata e termina con la missione di ripetere la sua stessa dedizione. La sua sostanza appartiene alla vita quotidiana del discepolo: è il buon pane del cammino verso il Regno di Dio nel tempo dell’attesa di molti fratelli. Il sacramento è legato alla memoria dell’ultima cena di Gesù con i suoi. Del suo desiderio di sostare con loro per mangiare la Pasqua prima di morire. Sosta da ripetere, in vista della nostra stessa morte, fino a quando egli verrà. Il Signore ci tiene in vita […] sotto il segno dell’evangelo.

[…] Ma tu che porti nella celebrazione comune? Il Signore Gesù è in grado di far diventare cibo per un’immensa folla pochi spiccioli di pane e di pesce. Ma la bellezza del segno è che egli non moltiplica propriamente del cibo, bensì la disponibilità di alcuni a prendersi cura della fame altrui. Della fame altrui, capisci? Qualcuno deve sporgersi oltre la propria fame, affinchè tutti siano saziati. […] Nella cena Gesù si sporge oltre la propria vita. E oltre la morte.

L’eucarestia è il buon pane che ci nutre. È il pane spezzato che ci dà la grazia di riuscire a sporgere ben oltre la nostra vita, in favore della vita altrui. Ha bisogno del nostro desiderio di stare con il Signore e di mangiare la Pasqua con Lui, per imparare a vivere per Lui. […]  Se desideriamo che altri abbiano cibo, noi stessi verremo abbondantemente nutriti».
da Ma cos’è questo per tanta gente? di Pierangelo Sequeri



clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE





venerdì 26 ottobre 2012

Trentesima domenica
del Tempo Ordinario
Mc 10,46-52


"Rabbunì, che io riabbia la vista!". 
E Gesù gli disse: "Và, la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada. 

(Mc 10,51b-52)



Il figlio di Timèo sente la presenza di Gesù lungo quella strada, riconoscendolo come Colui che ha portato la liberazione al suo popolo.
Il cieco non fa’ che gridar verso Gesù: 
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!»

Lungo la strada... 
Insieme a Gesù un cammino faticoso che va dalla cecità alla luce... dal mendicare al correre verso la salvezza... 
Ecco, la vita si rimette in movimento quando incontra 
il Volto di Dio


Sia Gesù la nostra strada, la nostra luce, il nostro sguardo, la nostra vita nuova! 

Lasciamo i nostri mantelli, gridiamo all'Amore e lasciamo traboccare la gioia nell’abbraccio benevolo del Salvatore!



clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE





martedì 23 ottobre 2012

"Una bella notizia da dare..." 


Dal Sinodo sulla nuova evangelizzazione, in corso in Vaticano, fr. Marco, nostro Ministro generale, esprime la sua opinione sulla comunicazione del Vangelo attraverso i media ai microfoni di Radio Vaticana.

Per accedere alla pagina del sito di Radio Vaticana che riporta il testo dell' intervista e il file audio scaricabile fare click qui

Qui sotto è possibile ascoltare il suo intervento.


Buon ascolto!





lunedì 22 ottobre 2012

Armonie dello Spirito


Ascolta qui  "O Sacrum Convivium" di Thomas Tallis


«Poiché una volta ancora, o Signore, io non ho né pane, né vino, né altare mi eleverò al di sopra dei simboli e ti offrirò, sull’altare della Terra intera, il lavoro e la fatica del mondo.
Là in fondo, il sole ha appena incominciato all’illuminare l’estremo lembo del Primo Oriente. Una volta ancora, sotto l’onda delle sue fiamme, la superficie vivente della Terra si desta, vibra e riprende il suo travaglio. Porrò sulla mia patena, o Signore, la messe attesa da questa nuova fatica, e verserò nel mio calice il succo di tutti i frutti che verranno oggi spremuti.
Questo pane, il nostro sforzo, non è di per sé che un’immensa disgregazione. Questo vino, il nostro dolore, non è purtroppo che una bevanda dissolvente. Ma in fondo a questa massa informe tu hai messo un desiderio irresistibile e santificante che, dall’empio al fedele, ci fai tutti assieme esclamare: O Signore, rendici uno!
… e ora, pronuncia su di esso, o Signore, la parola duplice ed efficace, quella senza la quale tutto vacilla, tutto si sfascia, sia nella nostra sapienza che nella nostra esperienza, e con la quale tutto si congiunge e tutto si consolida. Su ogni cosa che, in questo giorno, germinerà, crescerà, fiorirà e maturerà, ripeti: Questo è il mio Corpo. E su ogni morte che si prepara a rodere, a guastare, a stroncare, ordina: Questo è il mio Sangue.
In questo pane, ove hai racchiuso il germe di ogni sviluppo, riconosco il principio e il segreto dell’avvenire che tu mi riservi… O Signore, accetto di essere posseduto da te, e guidato dalla potenza del tuo Corpo, verso vette deserte ove, solo, non avrei mai osato salire…
A colui che amerà appassionatamente Gesù nascosto nelle forze che fanno crescere la Terra, la Terra, sollevandolo maternamente tra le sue braccia, farà contemplare il volto di Dio. Ecco perché, raccogliendo nel calice l’amarezza di tutte le separazioni, di tutte le limitazioni e di tutti i decadimenti sterili, tu ce lo porgi: Bevetelo tutti. Su colui che avrà amato appassionatamente Gesù nascosto nelle forze che fanno morire la Terra, la Terra chiuderà le sue braccia e con essa, egli si risveglierà in Dio.»
da  L’inno dell’universo  di Teilhard de Chardin



clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE



venerdì 19 ottobre 2012


Ventinovesima domenica
del Tempo Ordinario
Mc 10,35-45




 «Chi vuole diventare grande tra voi 
sarà vostro servitore» (Mc 10,43)

Ciò che chiedono i figli di Zebedeo è esigente, grande, 
ma Gesù non li ammonisce per aver chiesto tanto, 
non si indigna come fecero i 10. 
Egli con amorevole attenzione vuole condurli, e condurci, a scoprire soprattutto cos’è che va cercato sopra ogni cosa: 

vivere nella carità facendosi ultimi, facendosi servi gli uni degli altri. 

Nemmeno questa Sua Parola rimane disincarnata. 

Più tardi a loro - e a noi - mostrerà la dimensione della perfetta carità e del servizio, nell’evento dipinto in quella splendida pagina che sarà la lavanda dei piedi.

Questa è la vera richiesta del Signore Gesù, il vero richiamo a ciò che conta davvero: 
l'amore, esigenza del cuore divino 
dove l'uomo può scorgere la sua vocazione: 
non i primi posti, simbolo dell'orgoglio e della presunzione, ma l'ultimo posto, dove a spingere è l'infuocata esigenza di amare il prossimo, i fratelli e le sorelle che ogni giorno stanno fianco a fianco a ciascuno di noi.




clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE




sabato 13 ottobre 2012


Ventottesima domenica
del Tempo Ordinario
Mc 10,17-30

«Maestro buono…»…
«Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo».


Gesù non dice all'uomo che gli corre incontro “non chiamarmi buono”, ma, “perché mi chiami così?”: è bello pensare che, con questa domanda, Gesù abbia sentito che l’uomo lo riconosceva nella sua Persona divina.

Gesù vede che in quest’uomo c’è un desiderio vero di ottenere la salvezza e «fissato lo sguardo su di lui, lo amò»
Allora l’uomo, credendo di non essere in grado di fare questo, se ne va triste, perché troppo attaccato alle sue sicurezze.

Perché Gesù non lo ha fermato e non gli ha imposto di seguirlo, Lui che ne avrebbe avuto tutto il diritto e il potere?

Perché il suo amore è così grande da essersi imposto come un “limite” che ha scelto di non oltrepassare: quello della nostra libertà. Non ci vuole schiavi, ma liberi di sceglierLo.

Ma, allora, come possiamo salvarci?

È lui che ci salva, anzi, ci ha già salvati, non per meriti nostri, ma per Suo puro amore. A noi è chiesto di scegliere Lui, senso di tutta la nostra esistenza, e metterLo al primo posto nella nostra vita, anche quando questo sembra difficile.

Al resto ci pensa Lui.




clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE




martedì 9 ottobre 2012

Armonie dello Spirito



Ascolta qui  "O senhor é meu pastor" (Sal 23)
cantato da Susana Perdigão

«Comprese ogni cosa il beato Francesco e disse loro: “Stretta è la via, fratelli, e angusta la porta che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano. Attingete forza nel Signore, e nel vigore della sua potenza, perché ogni cosa difficile per noi diventerà facile. Deponete il bagaglio della volontà propria e gettate via il peso dei peccati e cingetevi come uomini forti. Dimentichi del passato, siate protesi con tutte le forze verso il futuro. Io vi dico che ogni luogo che il vostro piede calcherà, sarà vostro. Lo Spirito precederà la vostra faccia, Cristo Signore, che vi trascinerà alla cima del monte con vincoli d'amore. Cosa mirabile, o fratelli, è ottenere in sorte la Povertà, ma a noi sarà facile godere dei suoi amplessi, perché la signora delle nazioni è divenuta come una vedova, la regina delle virtù è svilita e disprezzata da tutti. Non si troverà sulla terra nessuno che osi alzare la voce, nessuno che si opponga a noi, nessuno che a buon diritto possa impedire questa alleanza di salvezza. Tutti i suoi amici l'hanno disprezzata e le sono diventati nemici". A queste parole tutti insieme si incamminarono dietro il beato Francesco».


da Sacrum Commercium sec. XIII, autore ignoto


clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE



venerdì 5 ottobre 2012


Ventisettesima domenica
del Tempo Ordinario
Mc 10,2-16



Il saluto di Gioacchino e Anna - Giotto

I farisei, non sono persone malvagie. Forse solo stanche. Quando si rivolgono a Gesù, chiedono se la legge, che Mosè aveva dato loro in nome di Dio, fosse sufficiente o meno ad essere buoni ebrei. Forse pensavano bastasse essere “a posto”, amare, ma in un modo che non li scomodasse troppo.

Questo vangelo può essere letto come il richiamo ad una relazione che ecceda la misura del dovuto e del giusto, che corrisponde alla vera vocazione dell'uomo: amare qualcuno. Le parole di Gesù mostrano la fiducia nella capacità dell'uomo di una donazione che è totale, per sempre.
Davvero si può confrontare questo amore, che è ad un tempo una promessa e una richiesta, con le possibilità di ogni persona che quotidianamente affronta la stanchezza, la fatica, l'insoddisfazione?
In altre parole, si può amare cosi?

Amare è una scelta e un dono. 

Parlando ai farisei, Gesù ricorda che la scelta, in questo caso del matrimonio, affonda le sue radici in un dono che Dio ha fatto all'uomo di un aiuto che gli corrispondesse. Dio dona all'uomo una moglie che amasse e dalla quale fosse amato. Come è possibile rispondere a questo dono in una misura senza misura?

L'unica possibilità è che amare non sia la conquista vittoriosa di un momento quanto piuttosto iniziare un percorso, che chiede tempo, mai del tutto terminato, che ha la forma di una circolarità aperta: più mi sento amato, più desidero donarmi a qualcuno. L'amore spinge ad amare. 

E questo movimento, che è vita, deve essere qualcosa di veramente bello, del quale non si possa più fare a meno. Risuonano chiare le parole di Charles de Foucauld:

Ed è per me un'esigenza d'amore il donarmi,il rimettermi nelle tue mani senza misura, con una confidenza infinita, poiché tu sei il Padre mio.

Signore, dona vita a quelli che non l'hanno. Dona agli altri coraggio e forza per continuare a camminare.

                 clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE



mercoledì 3 ottobre 2012


San Francesco d' Assisi


Rendiamo lode all'Altissimo per il dono di santo Francesco, vero cantore delle magnificenze di Dio. Dal suo preziosissimo scrigno attingiamo una perla.
Preghiamo con un cuore solo seguendo le parole stesse del poverello di Assisi, frate umile, buono, paziente nello spirito della "perfetta letizia":

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Siignore, per sora Luna e le stelle:
il celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si', mi Signore,
per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato s' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitatate.

FF. 263




lunedì 1 ottobre 2012

Ventiseiesima domenica
del Tempo Ordinario
Mc 9,38-43.45.47-48


«Non c'è nessuno
che faccia un miracolo nel mio nome
e subito dopo possa parlare male di me» 
(v.39b)

Il Vangelo di oggi è l'immagine perfetta della Chiesa che risponde al suo Signore: ascolto, comunione e miracolo.

Il primo "miracolo" è l'ascolto... che coinvolge tutti i cinque sensi, perchè è necessario anche... vedere, "gustare", fiutare, toccare il nostro Signore Gesù!
Innumerevoli sono i modi, molteplici le possibilità. La Chiesa, fraternità riunita intorno a Gesù, offre opportunità di ascolto della Parola, e non solo all'interno della celebrazione liturgica; anche a livello personale la meditazione della Parola permette di incontrare Cristo nella nostra vita.
Le fragranti parole del Signore, come amava ripetere san Francesco d'Assisi, possono farci cogliere l'eccellente gusto di Dio, così come avviene nell'Eucaristia, vertice del dono d'amore di Cristo.

Rispondere al Signore significa allora dare un taglio a ciò che scandalizza... cioè il peccato. L'uomo è afflitto dal peccato, ma non sconfitto!  Nel battesimo siamo infatti creature nuove in Cristo.
La vittoria di Cristo sul peccato sia davvero la nostra gioia e la nostra forza... sia il nostro riposo nella misericordia di Dio.

Tutti siamo in cammino, chiamati ad unirci a Gesù come tralci alla vite, per attingere alla vita buona.
Fuggiamo il vano parlare, arma molto spesso vincente in mano agli "specialisti del sacro" e il giudizio sui peccati altrui e seguiamo davvero e definitivamente Cristo!

La gratitudine sia la nostra primaria forma di preghiera. Camminiamo nella certezza che il Signore ci ama e che siamo fragili creature chiamate dal Padre alla relazione con Dio stesso!



clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE