Giovani frati in cammino

...vieni a seguirci su Facebook!

Frati in preghiera

Rapisca, ti prego, o Signore,l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio.

Santa Maria Madre di Dio prega per noi

Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria,che sei vergine fatta Chiesa.

Giovani frati itineranti

Una gita a Perugia

lunedì 28 gennaio 2013

Armonie dello Spirito


Ascolta: Beethoven- Sonata n°8 Patetica



Una delle condizioni più necessarie per conquistare la libertà interiore è la capacità di vivere il momento presente.
Adesso vorremo appunto sviluppare questo tema,  che è assolutamente importante per la nostra crescita spirituale.
La prima osservazione è che non possiamo veramente esercitare la nostra libertà se non nel momento presente.
Sul nostro passato infatti non abbiamo alcuna presa, non possiamo cambiare nemmeno uno iota; tutti gli scenari che possiamo immaginarci per tentare di rivivere un avvenimento passato che rimpiangiamo o consideriamo un fallimento (avrei dovuto dire questo ,fare quello…) non sono che vento: non è possibile andare indietro nel tempo. Il solo atto di libertà che possiamo fare riguardo al passato è accettarlo com’è stato e rimetterlo con fiducia a Dio.
Abbiamo scarsa presa anche sull’avvenire. Sappiamo benissimo che, nonostante tutte le nostre previsioni, le nostre pianificazioni e le nostre certezze, basta poco perché niente vada come previsto. Non possiamo veramente programmare la nostra vita, non possiamo che accettarla momento dopo momento.
La sola cosa che ci appartiene non è, a ben guardare che il momento presente. È il solo luogo in cui possiamo veramente compiere degli atti liberi. Soltanto nel momento presente possiamo avere un vero contatto con la realtà.
Il momento presente è anzitutto quello della presenza di Dio. «Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine dei tempi». Dio è l’eterno presente. Dobbiamo essere convinti che ogni istante, qualunque sia il suo contenuto, è pieno della presenza di Dio. Ricco di una possibilità d’amore con Dio.
Invece di continuare a proiettarci nel passato o nell’avvenire, dovremo imparare a vivere ogni momento come bastante a sé, come pienezza di esistenza, perché lì c’è Dio e, se Dio è lì, nulla mi manca.
In una prospettiva cristiana, c’è qualcosa di molto liberatorio in questa comprensione della grazia del momento presente. Anche se il mio passato è stato tutto un disastro, anche se il mio avvenire non pare promette niente di buono, adesso invece posso mettermi, con un atto di fede, di fiducia e di abbandono, in comunione con Dio.
 Come dice il Salmo 145 (144): «A te sono rivolti gli occhi di tutti, in attesa, e a tempo opportuno tu dai cibo abbondante a ogni vivente».

 Philippe Jacques, La libertà interiore

sabato 26 gennaio 2013

III Domenica del Tempo Ordinario (Lc 1,1-4; 4,14-21)

«Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi» (Lc 4,21)


Nella nostra storia si adempie quello che prima di Gesù aveva annunciato  l’Antico Testamento. 


Gesù viene e s’incarna dentro una situazione particolare, condividendo ciò che ciascun uomo vive sulla propria pelle.

La sua venuta però è connotata di una vera singolarità. Ovunque lui passi succedono grandi cose: guarigioni, esorcismi.

La sua parola risana e rende libero chi incontra. Accogliamo dunque la sua grazia che riempie i nostri cuori.

«Bevi subito dunque, perché su di te splenda una gran luce: non la luce comune, quella del giorno, del sole o della luna, ma la luce che dissipa l'ombra della morte». (Da una meditazione di Sant’Ambrogio)

giovedì 24 gennaio 2013

Un po' di attualità francescana

Festival francescano
Rimini - 2012




lunedì 21 gennaio 2013

Devozione di Francesco d'Assisi agli angeli


"Venerava col più grande affetto gli angeli, che sono con noi sul campo di battaglia e con noi camminano in mezzo all'ombra della morte. Dobbiamo venerare, diceva questi compagni che ci seguono ovunque e allo stesso modo invocarli come custodi. Insegnava che non si deve offendere il loro sguardo, né osare alla loro presenza ciò che non si farebbe davanti agli uomini. E proprio perché in coro si salmeggia davanti agli angeli, voleva che tutti quelli che potevano si radunassero nell'oratorio e lì salmeggiassero con devozione.
Ripeteva spesso che si deve onorare in modo più solenne il beato Michele, perché ha il compito di presentare le anime a Dio. Perciò ad onore di san Michele, tra la festa dell'Assunzione e la sua, digiunava con la massima devozione per quaranta giorni. E diceva: «Ciascuno ad onore di così glorioso principe dovrebbe offrire a Dio un omaggio di lode o qualche altro dono particolare»" (Fonti Francescane n.785).

sabato 19 gennaio 2013

II Domenica del Tempo Ordinario

Gv 2,1-11



Un gesto non tanto grande da essere notato, non così piccolo da risultare senza importanza; quasi nascosto, ma fondamentale per rinnovare la festa al banchetto di nozze.

Il vino buono, segno della gioia e dell’amore degli sposi, è versato da Gesù in abbondanza, in un modo  che non fa scalpore; come la Vita,  (cf. Gv 10,10)  che versa su di noi con la silenziosa consegna di sé alla croce. 

Preghiamo per riconoscere le piccole attenzioni di Dio in ogni nostro giorno, come segno e promessa di un Amore che non verrà meno, mai.    



giovedì 17 gennaio 2013

Francesco d'Assisi e l'amore di Dio


"Fra le altre parole, che ricorrevano spesso nel parlare, non poteva udire l'espressione « amore di Dio » senza provare una certa commozione. Subito infatti, al suono di questa espressione «amore di Dio» si eccitava, si commoveva e si infiammava, come se venisse toccata col plettro della voce la corda interiore del cuore.
È una prodigalità da nobili, ripeteva, offrire questa ricchezza in cambio dell'elemosina e sono quanto mai stolti quelli che l'apprezzano meno del denaro. Da parte sua, osservò infallibilmente sino alla morte il proposito, che aveva fatto quando era ancora nel mondo, di non respingere alcun povero che gli chiedesse per amore di Dio.
Una volta un povero gli chiese la carità per amore di Dio. Siccome non aveva nulla, il Santo prese di nascosto le forbici e si preparò a spartire la sua misera tonaca. E l'avrebbe certamente fatto se non fosse stato scoperto dai frati, ai quali però ordinò di provvedere con altro compenso al povero.
Diceva: « Dobbiamo amare molto l'amore di Colui che ci ha amati molto»" (Fonti Francescane n.784).

mercoledì 16 gennaio 2013

Saluto alla Beata Vergine Maria


Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria,
che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo.
ave, suo tabernacolo,
ave, sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre.
E saluto voi tutte, sante virtù,
che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli,
perchè da infedeli
fedeli a Dio li rendiate.
S. Francesco d’Assisi

domenica 13 gennaio 2013

Preghiera, libera necessità


Riaccendere la speranza, ri-motivare la propria vita, discernere il necessario dal futile: sono tutte operazioni, se così vogliamo chiamarle, che richiamano l'attenzione su un particolare appartenente all'essere cristiano.
La preghiera non è semplicemente uno strumento a nostra disposizione, ma è l'essenza stessa del battezzato. Ciascuno di noi ha la possibilità di sperimentare la grazia della comunione con Dio; Lui stesso ci chiama continuamente a sè per recuperare il significativo cammino di figliolanza. 
Nel buio può riaprirsi la speranza, anche attraverso ferite che possono apparire solo dannose. La luce penetra tra le fessure trovando spazio l'ingresso di un seme di misericordia.

"La preghiera fa rinascere il mondo. La preghiera è la condizione indispensabile per la rigenerazione e la vita di ogni anima. Preghiamo bene, preghiamo molto, sia con le labbra che con il pensiero" (San Massimiliano Kolbe).


Battesimo del Signore



"Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Lc 3,16)


Gesù purifica l'acqua della foce umana, torbida. Egli si addossa la nostra "sporcizia" per far ritornare l'uomo vecchio verso la sorgente, limpida, cristallina. Cristo non parla questa domenica, ma si "confonde" tra gli uomini in coda per farsi battezzare da Giovanni al Giordano. Si manifesta, così, il potere della sua figliolanza divina: l'Amore. Lo Spirito Santo, protagonista di questa domenica, "Non lo conosciamo che nel movimento in cui ci rivela il Verbo e ci dispone ad accoglierlo nella fede" (Catechismo della Chiesa Cattolica n.687).   
Rendiamo grazie al Padre, che ci dona ogni giorno il Figlio Suo, l'amato, in cui ha posto il suo compiacimento e impariamo da Gesù ad affidarci a Lui con tutto il cuore. La preghiera accompagni i passi, a volte stanchi, del nostro cammino di vita, per rispondere più prontamente alla Sua Volontà. 
Avvantaggiati e spronati dalla Chiesa, chiediamo il dono della fede in questo "Anno della fede" indetto da Papa Benedetto XVI lo scorso 11 ottobre, nel cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II.

venerdì 11 gennaio 2013

Maria, rosa senza spine


Salve Regina,
rosa senza spina,
giglio d'amore,
Madre del Signore,
fammi questa grazia:
che non mora peccatore.
Maria, io mi sono dato a te
fin dalla nascita;
durante tutti i giorni della mia vita
mi sono fatto tuo servo ed a te sola
ho dato le chiavi dell'anima mia.
Nessuno dubiti di essere da te amato;
ognuno si accosti con fiducia
al tuo trono di Madre certo che
nelle tue mani troverà la salvezza.
San Giuseppe da Copertino 

mercoledì 9 gennaio 2013

Pensiero sulla preghiera...


«Le belle prediche e l’attività senza la preghiera non portano alcun frutto. Con la preghiera di certo otterrai tutto ciò che è veramente utile. Però devi pregare con molta insistenza e perseveranza; con un fervore sempre maggiore. E per tuo mezzo Iddio compirà miracoli. Sono le ginocchia, non l’intelligenza o la penna, a dare efficacia nell’attività, nella predicazione, nei libri. Preghiera prima e dopo il lavoro. Domanda, ringraziamento e richiesta di perdono» (SK 965).
San Massimiliano Kolbe

lunedì 7 gennaio 2013

Armonie dello Spirito






Ed ecco la stella … li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo in cui si trovava il bambino” (Mt 2,9). I Magi arrivarono a Betlemme perché si lasciarono docilmente guidare dalla stella. Anzi, “al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia” (Mt 2,10). E’ importante, carissimi, imparare a scrutare i segni con i quali Dio ci chiama e ci guida. Quando si è consapevoli di essere da Lui condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica e profonda, che si accompagna ad un vivo desiderio di incontrarlo e ad uno sforzo perseverante per seguirlo docilmente.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre” (Mt 2,11). Niente di straordinario a prima vista. Eppure quel Bambino è diverso dagli altri: è l’unigenito Figlio di Dio che si è spogliato della sua gloria (cfr Fil 2,7) ed è venuto sulla terra per morire in Croce. E’ sceso tra noi e si è fatto povero per rivelarci la gloria divina, che contempleremo pienamente in Cielo, nostra patria beata.
Chi avrebbe potuto inventare un segno d’amore più grande? Restiamo estasiati dinanzi al mistero di un Dio che si abbassa per assumere la nostra condizione umana sino ad immolarsi per noi sulla croce (cfr Fil 2,6-8). Nella sua povertà, è venuto ad offrire la salvezza ai peccatori Colui che - come ci ricorda san Paolo - “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà” (2 Cor 8,9). Come rendere grazie a Dio per tanta accondiscendente bontà?
I Magi incontrano Gesù a “Bêt-lehem”, che significa “casa del pane”. Nell’umile grotta di Betlemme giace, su un po’ di paglia, il “chicco di grano” che morendo porterà “molto frutto” (cfr Gv 12,24). Per parlare di se stesso e della sua missione salvifica Gesù, nel corso della sua vita pubblica, farà ricorso all’immagine del pane. Dirà: “Io sono il pane della vita”, “Io sono il pane disceso dal cielo”, “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 35.41.51).
Ripercorrendo con fede l’itinerario del Redentore dalla povertà del Presepio all’abbandono della Croce, comprendiamo meglio il mistero del suo amore che redime l’umanità. Il Bambino, adagiato da Maria nella mangiatoia, è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce. Lo stesso Redentore è presente nel sacramento dell’Eucaristia. Nella stalla di Betlemme si lasciò adorare, sotto le povere apparenze di un neonato, da Maria, da Giuseppe e dai pastori; nell’Ostia consacrata lo adoriamo sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e divinità, e a noi si offre come cibo di vita eterna. La santa Messa diviene allora il vero appuntamento d’amore con Colui che ha dato tutto se stesso per noi. Non esitate, cari giovani, a rispondergli quando vi invita “al banchetto di nozze dell’Agnello” (cfr Ap 19,9). Ascoltatelo, preparatevi in modo adeguato e accostatevi al Sacramento dell’Altare.
E prostratisi lo adorarono” (Mt 2,11). Se nel bambino che Maria stringe fra le sue braccia i Magi riconoscono e adorano l’atteso delle genti annunziato dai profeti, noi oggi possiamo adorarlo nell’Eucaristia e riconoscerlo come nostro Creatore, unico Signore e Salvatore.
Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2,11). I doni che i Magi offrono al Messia simboleggiano la vera adorazione. Mediante l’oro essi ne sottolineano la regale divinità; con l’incenso lo confessano come sacerdote della nuova Alleanza; offrendogli la mirra celebrano il profeta che verserà il proprio sangue per riconciliare l’umanità con il Padre.
Cari giovani, offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode della sua gloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo, che ci ha amato fino a morire come un malfattore sul Golgotha.
Siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. Purtroppo c’è gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana. E’ forte la spinta a credere ai facili miti del successo e del potere; è pericoloso aderire a concezioni evanescenti del sacro che presentano Dio sotto forma di energia cosmica, o in altre maniere non consone con la dottrina cattolica.
Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale!
L’adorazione del vero Dio costituisce un autentico atto di resistenza contro ogni forma di idolatria. Adorate Cristo: Egli è la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e solidale. Gesù è il Principe della pace, la fonte di perdono e di riconciliazione, che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana.
Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2,12). Il Vangelo precisa che, dopo aver incontrato Cristo, i Magi tornarono al loro paese “per un’altra strada”. Tale cambiamento di rotta può simboleggiare la conversione a cui coloro che incontrano Gesù sono chiamati per diventare i veri adoratori che Egli desidera (cfr Gv 4,23-24). Ciò comporta l’imitazione del suo modo di agire facendo di se stessi, come scrive l’apostolo Paolo, un “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio”. L’Apostolo aggiunge poi di non conformarsi alla mentalità di questo secolo, ma di trasformarsi rinnovando la mente, “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto” (cfr Rm 12,1-2).
Ascoltare Cristo e adorarlo porta a fare scelte coraggiose, a prendere decisioni a volte eroiche. Gesù è esigente perché vuole la nostra autentica felicità. Chiama alcuni a lasciare tutto per seguirlo nella vita sacerdotale o consacrata. Chi avverte quest’invito non abbia paura di rispondergli “sì” e si metta generosamente alla sua sequela. Ma, al di là delle vocazioni di speciale consacrazione, vi è la vocazione propria di ogni battezzato: anch’essa è vocazione a quella “misura alta” della vita cristiana ordinaria che s’esprime nella santità. Quando si incontra Cristo e si accoglie il suo Vangelo, la vita cambia e si è spinti a comunicare agli altri la propria esperienza.

Dal messaggio per la XX giornata mondiale della gioventù, Papa Giovanni Paolo II

sabato 5 gennaio 2013

Epifania di nostro Signore Gesù Cristo

Mt 2,1-12

"Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, poi si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra" (Mt 2,10-11).

In questa solennità il volto divino di Gesù è l'incontro di un dialogo senza voce. Un intreccio di sentimenti e di azioni accompagnano il prototipo del cammino cristiano, chiamata di Dio e risposta dell'uomo. La nostra ricerca è sempre suscitata da colui che ha scelto noi per sua sola bontà. I magi, in cammino, sono accompagnati da un segno divino che dà loro gioia, ma soprattutto dona la direzione giusta verso il volto di un Dio che si presenta piccolo e povero tra le mani della madre, Maria. Questo incontro "eucaristico" è avvolto di silenzio, di cuori che si piegano perchè riconoscono ciò che è essenziale e fondamentale per la vita: Gesù è il Signore.
Prostriamoci e adoriamo anche noi, spegnendo la concupiscenza, volto inquieto dell'uomo vecchio che ci abita, e offriamo a Lui tutto noi stessi, il nostro incenso, oro e mirra.

venerdì 4 gennaio 2013

Francesco d'Assisi e la vera letizia dello spirito



"Questo Santo assicurava che la letizia spirituale è il rimedio più sicuro contro le mille insidie e astuzie del nemico. Diceva infatti: "Il diavolo esulta soprattutto, quando può rapire al servo di Dio il gaudio dello spirito. Egli porta della polvere, che cerca di gettare negli spiragli, per quanto piccoli della coscienza e così insudiciare il candore della mente e la mondezza della vita. Ma - continuava - se la letizia di spirito riempie il cuore, inutilmente il serpente tenta di iniettare il suo veleno mortale. I demoni non possono recare danno al servo di Cristo, quando lo vedono santamente giocondo. Se invece l'animo è malinconico, desolato e piangente, con tutta facilità o viene sopraffatto dalla tristezza o è trasportato alle gioie frivole ".
Per questo il Santo cercava di rimanere sempre nel giubilo del cuore, di conservare l'unzione dello spirito e l'olio della letizia. Evitava con la massima cura la malinconia, il peggiore di tutti i mali, tanto che correva il più presto possibile all'orazione, appena ne sentiva qualche cenno nel cuore.
"Il servo di Dio - spiegava - quando è turbato, come capita, da qualcosa, deve alzarsi subito per pregare, e perseverare davanti al Padre Sommo sino a che gli restituisca la gioia della sua salvezza. Perché, se permane nella tristezza, crescerà quel male babilonese e, alla fine, genererà nel cuore una ruggine indelebile, se non verrà tolta con le lacrime" (Fonti Francescane n.709).

mercoledì 2 gennaio 2013

Preghiera semplice

  
Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:

dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poichè:

Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.

Preghiera attribuita a san Francesco


martedì 1 gennaio 2013

XLVI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE


Riportiamo qui di seguito un breve stralcio del discorso del Santo Padre, Benedetto XVI, sulla giornata mondiale della pace:

"La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhi devono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste nei cuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo. Infatti, Dio stesso, mediante l’incarnazione del Figlio e la redenzione da Lui operata, è entrato nella storia facendo sorgere una nuova creazione e una nuova alleanza tra Dio e l’uomo (cfr Ger 31,31-34), dandoci la possibilità di avere « un cuore nuovo » e « uno spirito nuovo »" (cfr Ez 36,26).

 Per leggere il testo integrale: 
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/messages/peace/documents/hf_ben-xvi_mes_20121208_xlvi-world-day-peace_it.html