Giovani frati in cammino

...vieni a seguirci su Facebook!

Frati in preghiera

Rapisca, ti prego, o Signore,l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio.

Santa Maria Madre di Dio prega per noi

Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria,che sei vergine fatta Chiesa.

Giovani frati itineranti

Una gita a Perugia

mercoledì 29 gennaio 2014

Armonie dello Spirito



Ascolta qui: Handel - Birthday Ode for Queen Anne


La storia di Israele ci mostra ancora la tentazione dell’incredulità in cui il popolo più volte è caduto. L’opposto della fede appare qui come idolatria. Mentre Mosè parla con Dio sul Sinai, il popolo non sopporta il mistero del volto divino nascosto, non sopporta il tempo dell’attesa. La fede per sua natura chiede di rinunciare al possesso immediato che la visione sembra offrire, è un invito ad aprirsi verso la fonte della luce, rispettando il mistero proprio di un Volto che intende rivelarsi in modo personale e a tempo opportuno. Martin Buber citava questa definizione dell’idolatria offerta dal rabbino di Kock: vi è idolatria « quando un volto si rivolge riverente a un volto che non è un volto ». Invece della fede in Dio si preferisce adorare l’idolo, il cui volto si può fissare, la cui origine è nota perché fatto da noi. Davanti all’idolo non si rischia la possibilità di una chiamata che faccia uscire dalle proprie sicurezze, perché gli idoli « hanno bocca e non parlano » (Sal 115,5). Capiamo allora che l’idolo è un pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell’adorazione dell’opera delle proprie mani. L’uomo, perso l’orientamento fondamentale che dà unità alla sua esistenza, si disperde nella molteplicità dei suoi desideri; negandosi ad attendere il tempo della promessa, si disintegra nei mille istanti della sua storia. Per questo l’idolatria è sempre politeismo, movimento senza meta da un signore all’altro. L’idolatria non offre un cammino, ma una molteplicità di sentieri, che non conducono a una meta certa e configurano piuttosto un labirinto. Chi non vuole affidarsi a Dio deve ascoltare le voci dei tanti idoli che gli gridano: "Affidati a me!". La fede in quanto legata alla conversione, è l’opposto dell’idolatria; è separazione dagli idoli per tornare al Dio vivente, mediante un incontro personale. Credere significa affidarsi a un amore misericordioso che sempre accoglie e perdona, che sostiene e orienta l’esistenza, che si mostra potente nella sua capacità di raddrizzare le storture della nostra storia. La fede consiste nella disponibilità a lasciarsi trasformare sempre di nuovo dalla chiamata di Dio. Ecco il paradosso: nel continuo volgersi verso il Signore, l’uomo trova una strada stabile che lo libera dal movimento dispersivo cui lo sottomettono gli idoli.

dall'enciclica Lumen Fidei di Papa Francesco, n. 13

domenica 26 gennaio 2014

Ricordo di fra Giacomo Bulgaro



Il 27 Gennaio 1967 tornò tra le braccia del Padre il nostro fra Giacomo, confratello semplice, umile ed obbediente. Lasciò una grande testimonianza di vita ed una scia di santità avvertita ancora oggi da molti devoti. Encomiabili il suo nascondimento e il desiderio di amare tutti nel silenzio e nella pura gratuità. Spiccano la sua fervida preghiera, che esprime la dolcezza e la familiarità con il Signore, e l’affetto per la Vergine, la nostra Madre del Cielo, che manifestò sempre tessendo per lei grandi lodi. Il ricordo del nostro caro fraticello riaccenda il nostro cammino di nuovo entusiasmo e zelo. La nostra chiesa di San Francesco in Brescia conserva le spoglie del caro frate. 
Per conoscere meglio fra Giacomo consultate la pagina web: www.fragiacomo.net

O mio Dio, io ti amo, ti amo, ti amo.
Tu sei la mia vita, la mia gioia, il mio conforto,
sei mio sostegno, mia guida e mia luce:
tutto tu sei per me, o mio Dio.
Fa’ che il mio piccolo cuore
sia tutto tuo, tutto tuo,
e che niente abbia mai a separarlo da te.
Fa’ che il mondo sia un nulla per me
E che solo tu sia tutto per me.
O mio Signore Gesù,
fa’ che il tuo cuore sia mio
e il mio sia tuo;
che io possa amarti
d’un amore degno di te
e che il mio cuore e il tuo
siano un cuore solo,
ora e nell’eternità. Così sia.
                                                                                Fra Giacomo

venerdì 24 gennaio 2014

III Domenica del tempo Ordinario, Mt 4, 12-23


Cristo, luce della nostra vita. Questa domenica siamo invitati a lasciarci raggiungere dalla luce di Gesù Cristo che viene a rischiarare le tenebre presenti nella nostra quotidianità. Siamo chiamati ad abbandonarci alla sua presenza, sapendo che non siamo noi a dare il senso ultimo alla nostra vita, ma è Lui. Dio ci guarda con amore e sempre ci chiama a seguirlo, superando i nostri errori. Allora lasciamoci prendere per mano e camminiamo con Lui nella sua pace.

giovedì 16 gennaio 2014

II Domenica del Tempo Ordinario, Gv 1,29-34



Il Vangelo di oggi ci mette davanti al valore della testimonianza. Giovanni Battista irrompe nella liturgia odierna con la sua parola  accorata e appassionata: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!”. Lasciamoci provocare dalla grandezza vertiginosa di questo annuncio. Il Signore è venuto per salvarci e per ridonarci una vita nuova! Giovanni ci fa fare memoria di questa Salvezza che ci viene incontro e nello stesso tempo ci invita a manifestare agli altri il dono che abbiamo ricevuto in Gesù. Credere significa testimoniare e testimoniare significa credere. La fede, se autentica, non può che sospingere il cristiano ad indicare agli altri che il Cristo è il Figlio di Dio, secondo l’esempio così eloquente di Giovanni che in questa domenica ci accompagna nella nostra riflessione e nella nostra preghiera.

venerdì 10 gennaio 2014

Battesimo del Signore, Mt 3,13-17



Fermiamoci un attimo a contemplare la scena. Giovanni il Battista sta predicando a quanti vanno da lui per ricevere il battesimo. «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Ed ecco il fatto mirabile: tra la folla si fa avanti Gesù, chiedendo di essere anch’egli battezzato! Gesù, colui che gli angeli non possono comprendere, né gli uomini vedere! Egli si mescola ai peccatori, si associa a quel loro peregrinare che domanda salvezza e, in tale umile atteggiamento, viene tra la gente per lavarla nell’acqua e nello Spirito. “Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» ”. Custodiamo per noi questa frase che ci fa sentire voluti e amati da un Padre che mai ci abbandona!

mercoledì 8 gennaio 2014

Armonie dello Spirito


Ascolta qui: Baumann\Weber-Concertino

«C'è una fiducia in Dio che è accompagnata dalla fede del cuore e che è bella e deriva dal discernimento della conoscenza; e ce n'è un'altra che è insipida e deriva dalla stoltezza: questa seconda fiducia è fallace.
Il coraggio del cuore e il fatto che uno disprezzi tutti i pericoli, procedono da una di queste due cause: o dalla durezza del cuore, o da una grande fede in Dio. All'una è congiunto l'orgoglio, all'altra invece l'umiltà di cuore.
Il silenzio continuo e la custodia della quiete perseverano nell'uomo per una di queste tre cause: o in vista della gloria degli uomini, o a motivo dell'ardore infuocato per la virtù, o perché si ha nell'intimo una qualche consuetudine con Dio che attira a sé il pensiero. Chi non possiede queste ultime due cause, quasi necessariamente si ammala della prima.
Una condotta che non ha occhi è vana; perché, a causa della sua distrazione, conduce facilmente al disgusto. Prega il Signore nostro perché procuri occhi alla tua condotta; di qui comincia a sgorgare per te la gioia. Allora le tribolazioni saranno per te dolci come un favo. Di qui troverai che la tua reclusione è una stanza nuziale.
La vigilanza del discernimento è migliore di qualsiasi atteggiamento che si possa assumere davanti alle varie situazioni degli uomini.
È meglio l'aiuto che viene dalla vigilanza, dell'aiuto che viene dalle opere.
La vigilanza aiuta l'uomo più delle opere. L'ozio danneggia solo i giovani, la rilassatezza, invece, anche i perfetti e gli anziani».

Isacco di Ninive

domenica 5 gennaio 2014

Epifania del Signore Mt 2,1-12



Perché temi, Erode, il Signore che viene? Non toglie i regni umani, chi dà il regno dei cieli.”; così recita uno degli inni della Liturgia delle Ore per il tempo di Natale, esprimendo efficacemente il turbamento di quanti non attendono la manifestazione del Signore con cuore sincero. Non l'amore, infatti, spinge Erode a curarsi del bambino di Betlemme, ma la paura di trovare in Dio un concorrente nella realizzazione del proprio potere e del proprio prestigio; il terrore di scorgere in quell'infante qualcuno al cui cospetto le ginocchia dovranno piegarsi in segno di resa. E la paura paralizza sempre. Non dona piedi di cerva per correre incontro alla novità, ma rende sospettosi e inerti, più inclini nel delegare gli altri al soddisfacimento delle proprie curiosità. Non così invece si incamminano i Magi verso la grotta. Non è il timore a guidarli, ma una luce; la fede che qualcosa di straordinario si è fatto largo nella storia. L'Altissimo si è fatto piccolo, e solo i veri cercatori di Dio sapranno scorgerlo nell'umiltà di una mangiatoia. Tacciano allora le bocche dinanzi al Signore bambino ed esultino di gioia e di meraviglia i cuori!

venerdì 3 gennaio 2014

II Domenica dopo Natale Gv 1,1-18


L’inizio del Vangelo che oggi la liturgia ci invita ad ascoltare è come un solenne portale d’ingresso alla comprensione della persona di Gesù di Nazareth, del Dio fatto uomo per vivere con noi. Nel tempo egli assunse la nostra carne, si fece uno di noi per poterci rivelare l’identità di Dio. Egli solo è in grado di rivelarci la realtà profonda di Dio dal momento che ne è il Figlio unico, la sua Parola fatta carne. E la realtà più profonda che Gesù ci ha rivelato essere di Dio è che Lui è «Padre», un «Padre» che ama noi, i suoi figli. Cerchiamo di vivere sempre con questa consapevolezza di essere amati da Dio!