venerdì 9 dicembre 2011

FR: GIANCARLO PARIS: (guardiano del convento di Brescia): "COME UN FILM PUO' DIVENTARE UN’ESPERIENZA FORMATIVA E SPIRITUALE"

Raggiungiamo un nostro confratello
che molti di noi hanno avuto come superiore
negli anni del Postulato
e di cui conosciamo e apprezziamo
la radicata vivacità spirituale
e l'efficace forza comunicativa


Fr. Giancarlo Paris, originario di Telgate (Bg), è un frate minore conventuale della provincia religiosa di Padova. Di comunità c/o il convento S. Francesco di Brescia, è da diversi anni il rettore dei postulanti, i giovani che stanno iniziando un cammino di discernimento per una vita di consacrazione francescana 


Da dove viene la tua passione per i film? Ci sono alcuni fatti particolari che l’hanno nutrita?

Da piccolo ero spesso solo e mi ero immaginato di avere un piccolo cinema privato nella mia camera e lì mi “vedevo” i film. All’oratorio proiettavano cose orribili con Bobby Solo e la Zanicchi, poi, crescendo, ho cominciato a leggere i quotidiani e a sentir parlare di capolavori... allora con il motorino inseguivo questi film che vedevo e non sempre capivo, ma qualcosa si seminava. L’abitudine crea il gusto, diceva J. P. Sartre, e così è nato il gusto per un certo cinema impegnato, ricercato, profondo e spirituale.


Può la visione di un film diventare un’esperienza formativa? Addirittura dal punto di vista spirituale?

Ne sono certo. Diversi film mi hanno accompagnato dall’adolescenza approfondendosi ogni volta che li rivedevo; penso soprattutto a Stalker di Andreij Tarkovskij e ad alcuni film di Ingmar Bergman. Ci sono film che parlano all’anima.


Qualche titolo che porti nel cuore e qualche chiave di lettura cristiana…

Ultimamente ho visto Faust del regista russo A. Sokurov: parte da Goehte per raccontare l’uomo moderno e la sua ansia malata di andare sempre oltre nel sapere, nella scienza, nel piacere. Un film dove l’angoscia dell’uomo contemporaneo potrebbe portarlo all’incontro con Dio, ma il film rimane aperto e questo è il suo fascino.
Sempre rimanendo sui titoli recenti penso sia doveroso per un credente vedere Il villaggio di cartone di Ermanno Olmi: al di là delle sciocche polemiche suscitate in qualche ambito ristretto, invito a vedere su You Tube la presentazione del film fatta su Sat 2000.
La settima stanza su Edith Stein rimane un film classico su come si possa trasmettere una formazione spirituale attraverso la struttura tecnica dello stesso film: la protagonista, carmelitana, passa attraverso sette stanze, scandite da portoni o cancelli che si chiudono; ogni volta viene spogliata da qualcosa, ma alla fine, plasmata da questa azione segreta dello Spirito Santo, riesce a dare senso e significato profondo alla camera a gas di Auschwitz, trasformandola nel Santo dei Santi: luogo della presenza di Dio.
Un regista da tenere d’occhio, anche se non facile, è il russo Sokurov che ha vinto nel 2004 una segnalazione dalla Santa Sede per la sua produzione cinematografica ricca di rimandi spirituali... ma di non facile e immediata lettura.



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