martedì 6 marzo 2012

Raggiungiamo a Cuba un confratello
da molti di noi conosciuto nel convento di Treviso,
per ascoltarlo raccontare la sua singolare esperienza


Fr. Julio Victor Garcia Padròn è un frate minore conventuale della provincia di Padova, ma di origine cubana. Già sacerdote, ha professato in forma definitiva la Regola di vita di S. Francesco nel 2007, a Treviso, e dal 2010 è tornato come missionario nella sua Cuba.


SEI MISSIONARIO NELLA TUA TERRA NATALE… CUBA! CI RACCONTI GLI SNODI FONDAMENTALI DEL TUO CAMMINO COME UOMO, COME FRATE E COME MISSIONARIO?

Sí, pare qualcosa di strano essere missionario nella propria terra natale... e anche una sfida: "Nemo propheta acceptus est in patria sua" (Lc 4, 24), ci ha detto Gesù. Ma la mia storia personale è stata un po’ travagliata e sofferta. Facendone però una lettura alla luce della fede posso solo dire un grande GRAZIE!
Nella mia adolescenza sono stato folgorato da Francesco d'Assisi; ho cercato di conoscerlo meglio e sono entrato in contatto con i Frati Minori (fino al 2001 a Cuba c'erano soltanto i Frati Minori e i Frati Minori Cappuccini). San Francesco divenne un amico: alle volte sembrava assente, ma quando meno me l’aspettavo si faceva presente. E così giunsi all'università, a Filologia classica. Ero sicuro ( o quasi!) di sapere ciò che volevo: avevo in mente di farmi frate alla fine degli studi accademici. I tempi però erano duri e sono stato cacciato dall'università nel febbraio del 1980.
Sono dovuto andare via da Cuba e sono approdato in Costarica. Lì ho continuato gli studi e nel frattempo ho conosciuto i Frati Minori Conventuali, nella cui famiglia religiosa sono entrato nel febbraio 1982. Facevo parte di una delle Provincie religiose degli Stati Uniti. Diverse circostanze mi costrinsero poi a vivere una nuova esperienza: divenni prete diocesano per ben dodici anni. Nel frattempo, pur desiderando di rientrare nell’Ordine, ho dovuto sistemare e dare risposta ad alcune particolari situazioni famigliari. Finalmente, come dono del giubileo, sono rientrato nell'Ordine e nel 2002 sono arrivato nella Provincia di Padova. Nel 2008, sapendo che i Frati delle Marche avevano iniziato una missione a Cuba dal 2001, mi sono reso disponibile ai miei superiori per tornare in patria a dare una mano. Grazie a Dio, ho ottenuto i permessi burocratici per il mio rientro… ed eccomi qua!



PUOI PARLARCI CON SCHIETTEZZA DELLA REALTÀ CHE SI VIVE A CUBA OGGI? A CHE COSA TI SENTI SPECIFICATAMENTE CHIAMATO TRA LA TUA GENTE?

La situazione a Cuba è assai complessa. Non è possibile descriverla in poche righe. Dico sempre a chi mi chiede: vieni da noi e vedi tu stesso!
Nel 1961 la Chiesa fu ridotta alla sua minima espressione: confiscate le scuole, i collegi, gli ospedali, le opere assistenziali e cacciati in una volta sola un vescovo con 136 preti! È così subentrato il lungo inverno dell’ateismo ufficiale. Che dura tuttora.
Dopo la visita del beato Giovanni Paolo II nel 1998, si è tornato a celebrare il Natale come giorno non lavorativo e si permettono alcune manifestazioni (previa richiesta) come processioni, Messe all'aperto, etc… Per esempio l’anno scorso abbiamo vissuto il pellegrinaggio della Nostra Signora della Carità, Patrona di Cuba, di cui celebriamo proprio quest'anno il IV centenario del rinvenimento della sua benedetta immagine: per tutti i cubani, anche non cattolici, è un simbolo della patria.
L'ateismo ufficiale e militante è stato una delle cause della disintegrazione della famiglia, dell'altissimo indice di aborti, etc… La difficile situazione economica e il materialismo hanno propiziato un atteggiamento consumistico e di sopravvivenza, lasciando grandi ferite nel nostro popolo. L'ignoranza religiosa è diffusissima e la confusione tipica del sincretismo, qui avvenuto con le religioni africane incontrate attraverso la nefanda pratica della schiavitù, ci presenta un panorama per niente rasserenante.
Penso che la prima cosa che possiamo fare sia  porci a servizio della verità e dell'amore: predicare e insegnare la verità, anzi, la Verità che è il Cristo; non tanto con le parole, ma con l'esempio. Noi come Francescani abbiamo il grande tesoro della fraternità: questo nostro popolo ne è molto sensibile. L'accoglienza è il primo passo dell’evangelizzazione!
Il nostro lavoro è principalmente seminare. Seminare senza pretendere la raccolta... altrimenti potremmo impazzire. E tante volte neanche seminare ma solo sgombrare, preparare il terreno perchè chi verrà dietro di noi possa seminare.



TU CONOSCI BENE SIA LA CULTURA E LA FEDE ITALIANE CHE QUELLE LATINO-AMERICANE: QUALI TINTE… QUALI SAPORI IL FRANCESCANESIMO STA RICEVENDO IN DONO CRESCENDO IN TERRE COSÌ LONTANE DALL’ALVEO ASSISIANO? COME SI STA TRASFORMANDO?

Anzitutto il francescanesimo è stato un dono per la cultura e la fede dell’America Latina. La nostra religiosità è di radice francescana. Anche se i primi evangelizzatori sono stati francescani e domenicani, la spiritualità francescana è stata quella che ha avuto il sopravvento: la devozione per l'umanità di Gesù, per la sua Passione, il Natale, l'amore alla Madonna, la fraternità, il servizio, la semplicità…
Allo stesso tempo, la cultura e la vita dei Latinoamericani hanno tanto da offrire al francescanesimo: la freschezza, l'immediatezza, la povertà dei mezzi, le strutture piccole e povere… Si sta recuperando un po' la freschezza delle origini, un po' in contrasto con lo stile del francescanesimo del "Vecchio Mondo", che tante volte sembra presentarcisi  prigionero di strutture che lo fanno apparire un po’ stanco e invecchiato. Sappiamo bene, invece, che anch’esso continua a portare dentro la freschezza dello spirito di Francesco. Il suo carisma non muore!



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