Giovani frati in cammino

...vieni a seguirci su Facebook!

Frati in preghiera

Rapisca, ti prego, o Signore,l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio.

Santa Maria Madre di Dio prega per noi

Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria,che sei vergine fatta Chiesa.

Giovani frati itineranti

Una gita a Perugia

sabato 31 dicembre 2011

MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

Theotokos, Arcidiocesi Bari-Bitonto

«Vergine bella, che di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole piacesti sì che ’n te sua luce ascose [...]
soccorri a la mia guerra, ben ch’i’ sia terra e tu del ciel regina.
Vergine sola al mondo, senza esempio,
che ’l ciel di tue bellezze innamorasti,
cui né prima fu simil, né seconda
santi pensieri, atti pietosi e casti.
Vergine pura, d’ogni parte intera
del tuo parto gentil figliuola et madre [...];
che ’l pianto d’Eva in allegrezza torni;
Vergine chiara et stabile in eterno,
di questo tempestoso mare stella.
Vergine, in cui ho tutta mia speranza [...].
Fammi ché puoi, de la Sua gratia degno.
Non tardar ch’i’ son forse a l’ultimo anno.
Vergine humana et nemica d’orgoglio,
del comune principio amor t’induca.
Il dì s’appressa et non pote esser lunge,
sì corre il tempo et vola.
Raccomandami al tuo Figliuol, verace
homo et verace Dio, ch’accolga ’l mio spirito ultimo in pace»
                                                                                                                             (Petrarca "Canzoniere")


clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE


domenica 25 dicembre 2011

BUON NATALE!!

Vogliamo ripercorrere i passi
del serafico padre san Francesco
e lasciarci accompagnare al presepio di Greccio,
come "nuova Betlemme",
per rivivere il mistero della nascita del Bambino Gesù.




«Giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto  è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme. Questa notte è chiara come pieno giorno e dolce agli uomini e agli animali! La gente accorre e si allieta di un gaudio mai assaporato prima, davanti al nuovo mistero. La selva risuona di voci e le rupi imponenti echeggiano i cori festosi. I frati cantano scelte lodi al Signore, e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l'Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima. Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, e canta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce forte e dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo. Poi parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme. Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare  e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole. Vi si manifestano con abbondanza i doni dell'Onnipotente, e uno dei presenti, uomo virtuoso, ha una mirabile visione. Gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo. Né la visione prodigiosa discordava dai fatti, perché, per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria. Terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia». 
                                                             (dalle Fonti Francescane)




clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE



giovedì 22 dicembre 2011

BEATO GIOVANNI DUNS SCOTO (1265 ca - 1308) 


Il beato Giovanni nasce tra il 1265 e il 1266 nella cittadina scozzese di Duns. La sua provenienza rimane segnata nel suo nome, poiché nel Medioevo si usava spesso aggiungere al nome proprio di una persona anche quello del proprio paese di origine.
A quattordici anni entrò nel convento di Dumfries, forse anche grazie al sostegno dello zio frate Elia (che era stato Vicario generale dei frati minori per la Scozia), e dopo l’anno di noviziato vestì l’abito francescano. Iniziò quindi gli studi in Inghilterra: prima nel convento di Northampton, dove fu ordinato sacerdote, e poi ad Oxford, dove, vista la sua intelligenza brillante, fu mandato a proseguire la sua formazione. 
Nel 1301 i superiori lo mandarono a Parigi, nella cui università divenne dottore in Teologia e poté quindi insegnare. La sua carriera fu interrotta nel 1303 perché fra Giovanni dovette lasciare Parigi: egli aveva infatti preso le difese di papa Bonifacio VIII contro il re di Francia Filippo IV il Bello. L’anno seguente però gli fu concesso di poter tornare a Parigi dove continuò ad insegnare e scrivere fino al 1307, quando fu trasferito a Colonia, città dove il Beato Giovanni Duns Scoto morì nel 1308 e dove (nella chiesa francescana della Santa Croce) sono ancora conservate le sue spoglie.
Gli scritti che di lui possediamo sono:
· Commento alle sentenze di Pietro Lombardo (che raccoglie le sue lezioni di teologia a Oxford e a Parigi)
·    Commenti agli scritti di Aristotele
·    Dispute (tenute a Oxford e a Parigi)
·    Trattato sul Primo Principio
Il pensiero di Giovanni Duns Scoto è stato punto di riferimento per molti altri filosofi e teologi ed egli fu un capostipite di quella corrente di pensiero detta “scuola francescana”. Inoltre, con il suo ingegno acuto ha saputo indagare complesse verità di fede, meritandosi l’appellativo di “Dottore Sottile”.
Una di queste verità di fede, che pur facendo parte del sensus fidei dei cristiani fin dai primi secoli, non aveva ancora trovato una chiara formulazione teologica, era il concepimento immacolato di Maria. Affermare che Maria era stata preservata dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento faceva parte della devozione, era espresso nell’arte, ma a livello dottrinale non riscuoteva un consenso unanime e non era sostenibile perfino per alcuni teologi del calibro di S. Tommaso d’Aquino, S. Bonaventura e S. Bernardo, che pur veneravano la purezza e la santità della Vergine.
Una prima difficoltà in merito derivava dal pensiero di S. Agostino, per il quale il peccato originale veniva trasmesso, da Adamo in poi, con la generazione fisica (“l’infezione della carne”). Quindi anche Maria, anche se per poco tempo, era stata macchiata dal peccato. Giovanni Duns Scoto risolse la questione sottolineando che il peccato non è qualcosa di materiale, di biologico, bensì qualcosa di morale: esso è una mancanza della giustizia originaria, e si trova nell’anima, anzi nella volontà, e non nel corpo. La volontà è immateriale, è distinta dal corpo e non può quindi venire “infetta” dalla carne.
Un’altra e più ardua difficoltà si poneva in questi termini: se Gesù Cristo ha liberato dal peccato tutta l’umanità, di tutti i luoghi e di tutti i tempi, allora anche Maria (poiché fa parte del genere umano) dopo che fu concepita dovette essere liberata dal peccato. Duns Scoto affermò invece con chiarezza che “Dio poté nel primo istante di quell’anima, darle la stessa grazia che dà a un altro nel momento del battesimo”. Egli non negava che Cristo fosse il redentore di tutti, Maria compresa, ma piuttosto sosteneva che, mentre per tutti gli esseri umani i meriti della Redenzione sono applicati nel momento in cui sono battezzati, nel caso di Maria quegli stessi meriti furono applicati prima della sua stessa nascita, nell’istante stesso in cui fu concepita dai suoi genitori.
Questa dottrina non si affermò immediatamente, ma fu sostenuta e diffusa con entusiasmo dai francescani, e meritò al beato Dun Scoto il titolo di “Dotore dell’Immacolata”. La storia gli diede ufficialmente ragione quando l’8 dicembre 1854 il papa Pio IX proclamò l’Immacolata Concezione un dogma di fede.



clicca qui per vedere il trailer del film "Duns Scoto" di Fernando Muraca
clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE


Scrivo a te, pellegrino dell’Eterno,
            viandante senza dimora,
a te che cerchi la gioia
e non ti accorgi che un angelo ti invita a rallegrarti
di Colui che già viene
e prende dimora nel grembo della tua storia.

Scrivo a te che continui a temere lungo la via,
di incontrare a viso scoperto le tue paure,
segnate dagli inganni e dalle violenze del tempo.

Scrivo a te, chiunque tu sia,
per dirti che sei amato da Dio,
colmato dalla grazia della sua presenza,
rivolto alla vita
che nasce nel piccolo grembo di una ragazza di Nazareth.
Dio ha scelto di non percorrere le strade
dell’evidenza, dell’efficienza, della grandezza,
ma soltanto di giungere là
dove il cuore fa spazio ad un silenzio orante,
che desidera soltanto capire e rispondere alla Parola
con il suo «eccomi».

Buon cammino,
a te che percorri questa via:
Dio è con te!


sabato 17 dicembre 2011

Quarta domenica di Avvento
Lc 1,26-38





Quella che Maria riceve è una VOCAZIONE,
la chiamata più grande:
la VOCAZIONE ad essere la Theotokos,
la madre di Dio che sceglie di farsi bambino.

Non è lei ad offrirsi per prima,
ma è Dio che la sceglie per il suo progetto,
progetto per tutta l’umanità.

Maria da sola non sarebbe mai stata in grado
di portare il peso di questa enorme responsabilità.

Perché ha detto SÌ?

Perché Maria sa di non essere sola!
Dio è con lei,
“l’Altissimo” stenderà la sua ombra su di lei,
dandole la fede e la forza
per compiere ciò per cui Lui stesso l’ha chiamata.

Ognuno ha una VOCAZIONE...
...è la chiamata ad accogliere il progetto
che Dio ha per la nostra vita.
La prima VOCAZIONE è la vita stessa:
spesso è difficile...
a volte incomprensibile...
dolorosa...
...eppure, se come Maria ne facciamo un dono a Dio,
e la viviamo insieme a Lui,
accogliendoLo nella nostra mangiatoia,
tutto è possibile . . .
. . . perché “niente è impossibile a Dio”.


clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE


mercoledì 14 dicembre 2011

AVVENTO


Passo dopo passo
il cammino dell’Avvento ci ha condotti
al cuore di questo tempo di soave attesa.
Giunti a metà del percorso
vogliamo che un invito ben preciso
possa risuonare con chiarezza,
rivolto a ciascuno di noi.

L’invito è quello della gioia!

Gioite!

L’Atteso è vicino.
Risveglia in te il desiderio di Lui, tuo Salvatore!
Proprio così:
la “gioia cristiana”
non è emozione immediata e spontanea,
ma un sentimento da preparare con cura
nella profondità del nostro cuore,
un “modo di stare nella vita”
da elaborare con pazienza
nel laboratorio della nostra anima.
Gioia cristiana:
ha per noi la qualità di uno sguardo
che invoca salvezza da parte di Colui
che, sommamente buono,
desidera farsi accanto a noi!

Attendi, desidera, gioisci!


   MISTERI DELLA GIOIA

1. L’annuncio dell’angelo a Maria
Maria ha ricevuto dal Padre il dono di suo Figlio: per questo è profondamente unita al Padre . Tra lei e Gesù c’è un’alleanza. Vivere la volontà del Padre è essere fedele a questa alleanza. (J. Vanier)

2. Maria visita Elisabetta
E subito Maria si recò in fretta a casa di sua cugina Elisabetta per svolgervi il lavoro di una serva. Quando arrivò a casa di Elisabetta, successe qualcosa di strano. Nessuno sapeva che Gesù stava per venire, nessuno sapeva che Gesù, il Figlio di Dio, era nel seno di Maria. Ma il bambino che era ancora nel grembo di Elisabetta sussultò di gioia a quel primo contatto con il Cristo, come in presenza di Dio stesso. (M. Teresa di Calcutta)

3. Gesù nasce a Betlemme
Maria amava il suo Dio, il Verbo, non solo con le facoltà dell’anima e della volontà, ma anche con tutto il cuore. Tutte le capacità e le energie che la natura dà alla donna, il suo istinto materno, erano al servizio del suo amore per Gesù. (J. Vanier)

4. Gesù è presentato al Tempio
Il sì della Vergine Maria trova il suo compimento in un atteggiamento di offerta: nella fede, in questa fiducia semplicissima in Dio, Maria, anziché trattenere suo Figlio per sé, lo dà al mondo. (Fr. Roger)

5. Gesù è ritrovato tra i dottori del Tempio
Molte volte nel Vangelo Gesù ricorda alla madre che egli è venuto per fare la volontà del Padre. Maria segue Gesù, e lo segue fino alla croce. (J. Vanier)



MISTERI DELLA LUCE

1. Gesù è battezzato nel Giordano
Se Cristo non fosse venuto sulla terra, Dio potrebbe sembrarti ancora lontano e perfino irraggiungibile. Ma, con la sua vita sulla terra, Gesù ha fatto trasparire che era Dio. (Fr. Roger)

2. Le nozze a Cana
Gesù passava la sua vita a fare del bene. A Cana Maria non ha fatto altro che pensare ai bisogni di quanti erano là per poi farli conoscere a Gesù. (M. Teresa di Calcutta)

3. Gesù annuncia il Regno
Gesù chiama ad un impegno, ad una relazione di tenerezza e di fedeltà. (J. Vanier)

4. Gesù si trasfigura sul Tabor
Contemplando Gesù con Mosè ed Elia e sentendoli parlare dell’esodo di Gesù a Gerusalemme essi intuiscono i profondi legami narrati nelle Scritture e colgono la forza di unità che li mette insieme e li porta a compimento della Passione e Risurrezione del Signore. (Carlo M. Martini)

5. Gesù si dona a noi nell’Eucaristia
Santa Maria, donna del pane, quando ci vedi brancolare insoddisfatti attorno alle nostre dispense stracolme di beni, muoviti a compassione di noi, placa il nostro bisogno di felicità e torna a deporre nella mangiatoia, come quella notte facesti a Betlem, il pane vivo disceso del cielo. Perché solo chi mangia di quel pane non avrà più fame in eterno. (T. Bello)



MISTERI DEL DOLORE

1. Gesù agonizza nel Getsemani
Padre mio, mi abbandono a te... Sono pronto a tutto, accetto tutto purché la tua volontà sia fatta... Rimetto la mia anima nelle tue mani, te la dono, mio Dio... perché tu mi sei Padre. (Charles de Foucauld)

2. Gesù è flagellato
Un giovane mi parla di un  suo dramma intimo. La sua sofferenza è senza limiti. Nulla è più crudele del rifiuto o della rottura d’un amore. Il cuore non sa più come reagire e, per soffrire troppo, talvolta s’indurisce. Ecco un antidoto: amare se stessi. Dall’umiliazione non assunta nascono l’orgoglio della vita, l’ambizione umana. Il Cristo, rigettato, non si rivolta. Soffre e ama. (M. Teresa di Calcutta)

3. Gesù è coronato di spine
Ho scritto a un conoscente, alla vigilia di un momento importante: “Quando l’uomo umiliato in te vorrebbe scuotere tutto ciò che considera un peso, non dimenticare che quel peso può essere il giogo soave del Cristo, il suo braccio sulla tua spalla”. (Fr. Roger)

4. Gesù sale il Calvario carico della croce
Sii buono e detesta l'autosufficienza. L'autosufficienza che, rendendoti stupidamente pieno di te, farà ben presto di te un essere diviso. Detesta l'autosufficienza poiché, se ti abbandoni a essa, farà ben presto di te, senza che tu l’abbia voluto, l’omicida dei tuoi fratelli, l’uccisore della loro vita o del loro cuore, e poi, ti dannerà. (Abbé Pierre)

5. Gesù muore in croce
Maria è là, in piedi, vicino a Gesù crocifisso. Non fa niente, non può far niente per lui. Gli sta solo vicino, lo guarda, lo ama. Anche lei vive la sua agonia, sente in sé le sue piaghe, la sua sofferenza, il suo cuore è come trapassato da una spada. E questa ora è per la gloria del Padre e per la salvezza del mondo. (J. Vanier)




MISTERI DELLA GLORIA

1. Gesù risorge da morte
... Con Maria guardando al Risorto, aspettare nella pace delle notti, nel silenzio dei giorni, nella bellezza della creazione, ma anche nelle ore delle grandi lotte interiori, aspettare che fioriscano i nostri desideri. (Fr. Roger)

2. Gesù ascende al cielo
Santa Maria, donna della strada, “segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio”… prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di solidarietà che si colgono nell’aria… Restituisci sapori di ricerca interiore alla nostra inquietudine di turisti senza meta. (T. Bello)

3. Gesù invia lo Spirito nella Pentecoste
Non penso che un cuore possa amare veramente, con tutta la sensibilità che questo implica, senza la presenza dello Spirito Santo. È lui che trasforma l’emozione o il sentimento in un’energia amante, fatta di presenza, di forza, di delicatezza, di gratuità e di impegno. (J. Vanier)

4. Maria è assunta nella gloria
Cantando il “Magnificat”, la Vergine Maria nei suoi anni giovanili ha intravisto profeticamente che con la venuta del suo Figlio gli umili non sarebbero stati più umiliati, ma avrebbero avuto il loro posto a pieno diritto nella famiglia umana. (M. Teresa di Calcutta)

5. Maria è incoronata Regina
Santa Vergine Maria… la contemplazione della tua santità sovrumana ci aiuta già tanto a preservarci dalla palude. Ma sapere che tu sei bellissima nel corpo, oltre che nell’anima, è per tutti noi motivo di incredibile speranza. E ci fa intuire che ogni bellezza della terra è appena un ruvido seme destinato a fiorire nelle serre di lassù. (T. Bello)




clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE



domenica 11 dicembre 2011

Avvento




Tempo di attesa orante...
Vigilare, pregare, attendere.

L'angelo ha già annunciato
 a Maria.
Il pargolo nel suo grembo,
come tabernacolo,
è adorato!

Tempo di gioia,
la certezza sta prendendo 
sembianze umane, 
sta prendendo carne!

Desideriamo con tutto il cuore;
il silenzio di stupore
meraviglia i nostri sensi.

Tutto ammutolisce,
non la sorpresa,
la gioia e l'attesa!

Vieni Gesù,
vieni piccolo Gesù,
tu sei la nostra speranza,
tu sei tutta la nostra Vita.




Terza domenica di Avvento
Gv 1,6-8.19-28


«Egli venne come testimonianza alla luce» 
(Gv 1,7)

Nel brano di Vangelo proclamato in questa domenica ben tre volte si cerca di capire, scoprire, svelare l'identità del Battista!
Egli non è il Cristo, egli non è Elia, non si definisce nemmeno un profeta!

Chi è dunque costui?

Di se stesso egli dice: «Io sono voce...».

Colui che prepara la via del Signore è voce, è l'apripista che anticipa e che indica chi è il Cristo, prima che inizi il suo ministero messianico...ma non solo...
...la voce non conosce barriere: colui che grida raggiunge a distanza chiunque!
...la voce non è indirizzata a qualcuno, ad un'elite: vuole raggiungere tutti!
Questo è Giovanni Battista, pieno di zelo, con l'unico interesse di annunciare a tutti l'arrivo del gran dono di Dio all'umanità intera, per così poter volgere tutta l'attenzione all'unico Verbo, all'unica Parola che dà vita vera.

Ascoltiamo la Parola
per lasciarci penetrare dalla luce
che è Cristo Signore!



clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE


Conosciamo un po' più da vicino
un volto e un nome
molto noti nel panorama ecclesiale italiano,
che chi di noi viene dall'esperienza formativa dell'AC
ben conosce e stima
per la sapienza e la limpidezza di mente, di cuore e di vita



Paola Bignardi, cremonese, è stata la prima donna presidente nazionale dell'Azione Cattolica dal 1998 al 2005 ed è attualmente, tra i suoi diversi incarichi, uno dei membri del Comitato per il Progetto culturale promosso dalla Chiesa Italiana.


Quale Chiesa hai “scoperto” durante la tua presidenza nazionale dell’Azione Cattolica?

La Chiesa è sempre un grande mistero che è al di là di noi; gli anni del mia presidenza casomai mi hanno aiutato a riconoscerne la grandezza, dentro le esperienze di generosità e di entusiasmo come in quelle fragili e povere. Pur in modo diverso, esse orientano a ciò che la Chiesa è veramente: la presenza dello Spirito del Risorto che continua a camminare accanto a noi e con noi.
Ho conosciuto le comunità cristiane vive, quelle nelle quali la Chiesa prende forma in un luogo e in un tempo concreto. Da questo punto di vista, ho accostato realtà che con grande generosità si interrogano sulle strade, sulle forme, sulle iniziative della missione e che tuttavia stentano a entrare in comunicazione con le persone di oggi, soprattutto con i giovani. Forse alle nostre comunità serve il coraggio di reinventarsi con i giovani, non accontentandosi di fare delle proposte ai giovani.


Dove ti sembra di vedere dei profeti e dove cogli profezie nella Chiesa di oggi?

Mi pare che questo sia tempo per una profezia che parla il linguaggio della vita quotidiana: la serietà nel fare il proprio dovere, la dedizione fedele alle persone senza far pesare nulla, la gratitudine per il molto che ciascuno di noi riceve, la gratuità nel fare ciò che serve, senza calcolo e senza riconoscimenti… le cose di ogni giorno, fatte con serenità e gioia. È una profezia sussurrata, in un tempo in cui sembra avere ragione e importanza chi grida di più. Una profezia gridata si perderebbe tra le mille voci, non sempre aggraziate, di oggi! Certo occorre un orecchio fine per cogliere un linguaggio sommesso. Ma oggi non abbiamo bisogno di profeti che si impongano, bensì che vivano con grande intensità ciò che sono: che facciano vedere qual è il profilo di un’umanità piena e realizzata, perché' raggiunta dall’incontro con il Signore e con il suo Vangelo.


Una domanda molto personale: come il Signore ti ha “fecondata” nella malattia?

Tutte le esperienze della nostre vita sono preziose e contribuiscono a dare forma alla nostra esistenza, anche quelle difficili. E quelle più dure sono quelle in cui sperimentiamo la nostra fragilità, il dolore, il limite della vita. La malattia è stata questo per me. Ma anche nella malattia il Signore mi ha fatto sperimentare di non essere sola e mi ha aiutato a capire che anche in quella esperienza lui c’era e mi voleva bene. Misteriosamente: perché' è mistero poter vivere come un’esperienza di amore ciò che è duro, che ci limita, ci pone di fronte alla fine. È l’esperienza del Signore Gesù, che ha conosciuto tutte le sofferenze dell’umanità passando attraverso l’ostilità, la passione e la morte. La malattia mi ha fatto sperimentare il valore del vivere come e con il Signore il mistero della sua umanità, e ha reso più stretta la mia comunione con Lui. Passando attraverso il sentiero stretto del dolore credo di aver imparato ad essere più essenziale, ad apprezzare di più la bellezza della vita che la sofferenza non offusca, a capire meglio le fatiche e il dolore degli altri.


clicca qui per tornare alla PAGINA INIZIALE