Giovani frati in cammino

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Frati in preghiera

Rapisca, ti prego, o Signore,l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amor mio.

Santa Maria Madre di Dio prega per noi

Ave, Signora, santa regina, santa Madre di Dio, Maria,che sei vergine fatta Chiesa.

Giovani frati itineranti

Una gita a Perugia

sabato 30 marzo 2013

Pasqua di Risurrezione Gv 20,1-9



Di quali singolari fatti narra oggi l’evangelista Giovanni?

Sfolgora già la luce della Pasqua…ma è ancora buio!
Il corpo morto non c’è più…ma c’è ancora la morte nel cuore di Maria!
Essa corre dai due discepoli…e subito l’amato e la pietra corrono a loro volta!
L’amore corre più veloce della pietra…ma è la pietra che osa per prima l’incontro con la morte!
Vedono e credono che il corpo morto non c’è più…ma ancora non comprendono!

Il passo evangelico si apre e si chiude così “Il primo giorno della settimana […] doveva risorgere dai morti” (vv. 1.9): questa è la verità di oggi! Questa è la verità per sempre! Questa Verità ha un nome: Cristo Risorto!
In mezzo…potremmo esserci noi, ancora sconfitti dalla sconfitta morte: coraggio, la morte è uccisa e la Vita ha vinto! Per amore nostro.

Buona Pasqua a voi tutti!
Il Risorto vi dia la Sua pace!


venerdì 29 marzo 2013

Sabato Santo


Oggi è il giorno del silenzio; persino la liturgia non proferisce parole... La Parola, il Verbo fatto carne, il Giusto, giace nel sepolcro. Qui il mistero avanza, dentro il buio di una tomba dove tutto pare essere finito. Il peccato, il male, sembra aver preso il sopravvento tacitando persino la speranza. Ma siamo in attesa del miracolo, di quella grande avventura che, anche stanotte, riaccende la candela della vita per ripartire a sperare e a credere anche quando tutto intorno è buio e "puzza" di cadavere. Dolore, morte e sepolcro non infondono parole dolci, ma la "dolce" Parola emerge sempre da ogni sepolcro per ridare vita laddove meno si crede e laddove il fetore è tale da farci allontanare. Ti aspettiamo, o Cristo, Signore Gesù, nostra unica speranza.

Venerdì Santo



«Perché mi percuoti?». Il giusto si trova al posto del condannato. Intorno a Gesù la folla fa ressa, si scatena la violenza: i grandi, i soldati, ognuno degli accusatori si scagliano verso di Lui, ma non possono abbatterlo. La forza di Gesù viene dall’alto, dal Padre che lo ama. L’amore del Padre è cosi grande che si riversa anche su di noi, come a dirci: «Non temere, niente potrà mai farti del male fino in fondo». Ecco la grande verità che Gesù ci mostra: io, tu, ciascuno di noi è unico e prezioso perché Egli ci ama con amore unico. Non c’è niente di più forte di questo amore. Tutto passerà, ma l’amore non verrà mai meno.

mercoledì 27 marzo 2013

Giovedì Santo Gv 13,1-15



Li amò sino alla fine”. E’ questo il modo estremo in cui Dio arriva ad amare, sino a compiere il gesto più umile e insensato per un Sovrano: spogliarsi delle vesti di Signore e Maestro per indossare quelle del servo. Sta amando sino alla fine Gesù, mentre chino sui piedi sporchi e pesanti dei discepoli, li bagna di umiltà e li deterge con la misericordia; ama tutti e con tutto se stesso, Colui che non troverà amore dai suoi, ma condanna. Ama in egual misura Pietro il rinnegatore, Tommaso l’incredulo... Giuda il traditore. E’ un amore, il suo, che non conosce logiche di merito e che non teme di spingersi sino alle più estreme conseguenze: consegnarsi alla morte per guadagnare tutti alla vita. E non è un amore fine a se stesso, ma donato perché si perpetui, si moltiplichi e possa continuare a vivere quotidianamente in ognuno di noi, nei gesti di umiltà e di servizio verso gli altri: “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. Quando domani saremo in ginocchio di fronte al Signore Crocifisso, ripensiamo a quei gesti - chinarsi, lavare, asciugare – e lasciamo che nel nostro cuore risuonino le parole che Gesù disse alla beata Angela da Foligno: “Non ti ho amata per scherzo. Non ti ho servita per finta. Non ti ho trattata con distanza”. Possa nascere forte in noi la consapevolezza di essere amati da Dio ogni giorno “sino alla fine” e, con essa, il desiderio di fare agli altri quanto il Signore ha fatto a noi.


lunedì 25 marzo 2013

Armonie dello Spirito


Ascolta qui: Signore dolce volto di J.S BACH




«Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per provare in lui diletto.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà la loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori».


Isaia 53

venerdì 22 marzo 2013

Domenica delle Palme



Ecco, entriamo anche noi con il Maestro a Gerusalemme, prepariamo nella sala superiore, cioè nel nostro cuore, una dimora per Lui, ascoltando il suo testamento prima della Resurrezione. Entriamo anche noi in questa sala, sporcati dal peccato, ma non sconfitti. A volte, insieme ai discepoli, mostriamo due spade: una per ferire Dio, l’altra per ferire i fratelli. Il Signore ci dà un calice e un pezzo di pane: queste sono le nostre vere spade o, chissà, forse anche frecce che trapassano le nubi, giungendo fino al trono di Dio. Frecce che trapassano anche il nostro cuore, giungendo alla dimora dell’amato Gesù, in noi e nei fratelli. Accompagniamo il Maestro, noi, poveri guerrieri dell’amore. 

lunedì 18 marzo 2013

Armonie dello Spirito


Ascolta qui: The lamentations of Jeremiah di Thomas Tallis


«Quanto e come ci hai amati, tu che non hai risparmiato il tuo proprio Figlio, ma l’hai dato per noi tutti, lui che ci ha amati ed ha dato se stesso per noi! Lui è la parola che tu ci rivolgi, Signore, l’onnipotente tua voce, la quale, mentre tutto era avvolto dal profondo silenzio dell’errore, venne dal suo trono regale, implacabile vincitore dell’errore, dolce dispensatore d’amore. E tutto ciò che fece, tutto ciò che disse sulla terra, fino agli insulti, agli sputi e agli schiaffi, fino alla croce e al sepolcro, non fu altro che il tuo parlarci per bocca del tuo Figlio, provocando e suscitando col tuo amore il nostro amore per te. Tu, infatti, sapevi, o Dio creatore delle anime, che a questo slancio le anime dei figli degli uomini non possono essere costrette, ma devono essere sollecitate, perché là dove c’è costrizione, non c’è libertà; e dove non c’è libertà, non c’è giustizia.
Tu, invece, Signore giusto, volevi salvarci con giustizia, tu che nessuno salvi o condanni se non con giustizia, che istruisci per noi il giudizio e la causa, che siedi sul trono e rendi giustizia, quella giustizia, però, che hai stabilito tu, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia sottomesso a Dio (Rm 3,19), poiché tu usi misericordia a chi usi misericordia ed hai pietà di chi avrai avuto misericordia. Hai, dunque, voluto che ti amassimo, noi che non potevamo essere salvati con giustizia se non amandoti, e non potevamo amarti se questo amore non fosse venuto da te. Tu, Signore, come dice l’Apostolo del tuo amore e come abbiamo già detto anche noi, ci hai amati per primo e per primo ami tutti coloro che ti amano».

Guglielmo di Saint-Thierry, La contemplazione di Dio

domenica 17 marzo 2013

Insieme pregando




Carissimi amici, ogni lunedi sera preghiamo per i giovani e per le vocazioni insieme alle persone che vogliono unirsi a noi. Si tratta della recita dei vespri, seguita da un momento di adorazione Eucaristica.
Se volete saperne di più vi rimandiamo a questo post:

Cari giovani carissimi amici


venerdì 15 marzo 2013

V domenica Quaresima Gv 8,1-11


Quante volte viviamo con l’ansia di essere giudicati dagli altri… e da Dio! Quante volte noi assecondiamo la tentazione di giudicare e condannare gli altri! Ma l’ultima parola è sempre del Signore; la sua parola è quella decisiva... E la sua parola non è di condanna, ma di salvezza. Egli con la sua Passione e con la sua morte ci ha salvati e con la sua Risurrezione ci ha fatti risorgere ad una vita nuova: questo celebreremo fra pochi giorni. 
A noi l’impegno di essere fedeli a Lui in questa nuova vita.

mercoledì 13 marzo 2013

Annuntio vobis gaudium magnum;
habemus Papam:
Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum,
Dominum Georgium Marium
Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio
qui sibi nomen imposuit Franciscum


I nostri migliori auguri e vicinanza nella preghiera al Santo Padre,
Papa Francesco!



Salmo 2

Di fronte ai potenti della terra e alle genti che si ribellano a Dio e al suo Messia, il salmista non si scompone, ma pieno di fede e di speranza coglie la stoltezza e l’assurdità di una tale lotta contro Dio.
Le genti pensano Dio come un carceriere che toglie loro la libertà e combattono il Signore e il suo consacrato, cioè la vera libertà; quella offerta dal Padre agli uomini: “Spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi il loro giogo!”. Ma Dio non è impressionato dai loro tumulti e dalla loro ribellione. Il Messia non potrà essere da loro vinto . Egli, da tutta l’eternità, è stato costituito sul monte Sion sovrano sulle genti: a lui devono sottomettersi tutti i re della terra. Il salmista, con cuore aperto esorta i sovrani e i giudici della terra, ad essere saggi e ad accogliere l’istruzione della parola di Dio. Li esorta a servire il Signore con timore, rifiutando la tentazione di usare del loro potere terreno contro Dio. “Rallegratevi con tremore”, richiama il salmista; cioè esultate non con un’esultanza stolta che rifiuta, in realtà, l’obbedienza per una ritualità vuota. Conclude il salmista con gioia: “Beato chi in lui si rifugia”; chi fa di lui la sua forza, la sua difesa, contro il male.   


Ascolta il Salmo cantato dai frati:

Salmo 2 - Il dramma messianico


Perché le genti sono in tumulto
  e i popoli cospirano invano?

Insorgono i re della terra
  e i principi congiurano insieme
  contro il Signore e il suo consacrato:

«Spezziamo le loro catene,
  gettiamo via da noi il loro giogo!».

Ride colui che sta nei cieli,
  il Signore si fa beffe di loro.

Egli parla nella sua ira,
  li spaventa con la sua collera:

«Io stesso ho stabilito il mio sovrano
  sul Sion, mia santa montagna».

Voglio annunciare il decreto del Signore.
  Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
  io oggi ti ho generato.

Chiedimi e ti darò in eredità le genti
  e in tuo dominio le terre più lontane.

Le spezzerai con scettro di ferro,
  come vaso di argilla le frantumerai».

E ora siate saggi, o sovrani;
  lasciatevi correggere, o giudici della terra;

servite il Signore con timore
  e rallegratevi con tremore.

Imparate la disciplina,
  perché non si adiri e voi perdiate la via:
  in un attimo divampa la sua ira.
          Beato chi in lui si rifugia.

lunedì 11 marzo 2013

Armonie dello Spirito


Ascolta qui: Secret of  the Sahara di Ennio Morricone



«Il partire per il deserto, o verso terre straniere era, un tempo, un fuggire dalle città cristiane dove la fede rischiava di rinchiudersi su se stessa, comodamente seduta su certi poteri e certi sistemi; è l’inizio di un viaggio verso paesi, linguaggi e culture in cui Dio parla una lingua non ancora decodificata e non registrata. Il partire destina il pellegrino alla sorpresa. Traduce, geograficamente e socialmente, la certezza che Dio è l’incomprensibile senza il quale, tuttavia, è impossibile essere cristiani e uomini. Una solidarietà della fede lega a questo sconosciuto. Questo estraneo non cessa di essere (nel senso amoroso del termine) colui che manca ai cristiani.
Lo stesso avviene per l’esperienza spirituale. Una tradizione, fra le tante, lo mostra: la xeniteia, lo «sradicamento». Questo movimento che consiste nel partire per altrove, come Abramo, «senza sapere dove» (Eb 11,8), per udire in terra sconosciuta la parola umana di Dio, oppure nello sperare da altrove il suo volto d’uomo in una storia sempre sorprendente, è anche il movimento interno dell’avventura religiosa. È il modo dell’incontro.
Due correnti, infatti, sembrano dividersi la spiritualità cristiana: una mistica, l’altra escatologica. La prima attesta un’unione con Dio percepito come l’essenza o la respirazione dell’essere. La seconda esplicita il desiderio che attende Dio come colui che verrà alla fine. Si potrebbe credere che solamente la seconda manifesti l’estraneità di Dio. In realtà il mistico sperimenta, nel presente dell’unione, la necessità di perdersi: egli è preso, «rapito», si diceva in passato, cioè rubato e come annullato nella propria soggettività da qualcosa o qualcun altro che è la sua notte e insieme il suo necessario. È pacificato da chi gli toglie i suoi beni. Rivive di ciò che lo divora. Anche nella prospettiva escatologica, aspirata da un avvenire, il desiderio è l’ignoto che fa vivere già fin d’ora, l’estraneità che ha un senso: un’esistenza è strappata a se stessa, ma da una speranza che le conferisce la sua sussistenza attuale. Finalmente, da una parte e dall’altra, benché sotto forme inverse, emerge quest’»Altro» che è nondimeno «la mia vita». Nell’esperienza personale, l’Estraneo è a un tempo l’irriducibile e colui senza il quale vivere non è più vivere».

Michel de Certeau, Mai senza l’altro

venerdì 8 marzo 2013

IV domenica di Quaresima Lc 15,1-3.11-32



“Un uomo aveva due figli” (v. 11).

Il resto del racconto non fa che ridire l'amore del padre per i suoi figli; un dono gratuito che, almeno da parte sua, non verrà mai meno.

Il padre non pretende una risposta d'amore dal figlio perdonato, né misura il suo affetto sui meriti di quello sempre fedele. I suoi gesti rivelano la gioia che trabocca da un cuore riempito dalla semplice presenza delle persone che egli ama; essi ripetono continuamente: "mi basta che tu ci sia".

“Un uomo aveva due figli”. E questo è tutto ciò che conta.


mercoledì 6 marzo 2013

La Parola che prega in noi



Vieni, vieni chiunque tu sia,
viandante e pellegrino senza dimora,
che cerchi oltre, quando quell’Oltre sta alle tue porte.
Vieni, anche se ti senti inadeguato e lontano,
c’è una parola anche per te,
Parola pronta ad accoglierti,
a fasciare e guarire le tue ferite,
a gettare semi di speranza sul tuo cammino.
Vieni ed entra con noi nella dimora dell’incontro,
innalza la tua lode con la preghiera semplice dei Salmi.
Vieni, tu che cerchi e non sai dove andare,
vieni, togliti i sandali
e lasciati travolgere dalla Sua bellezza.



La nostra fraternità è pronta ad accoglierti
e a pregare con te, per te, con Lui,

Ogni lunedì alle 19.00 la preghiera dei salmi e
l’adorazione eucaristica
Cappella Sant’Antonio Dottore
presso Istituto Teologico
Via S. Massimo 25, Padova




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Salmo 1

Il salmo 1 rappresenta il portale d’ingresso attraverso il quale si entra nel ricco mondo dei salmi. Queste poche righe sono la prefazione di tutto il libro dei salmi e la sintesi perfetta di tutta la vita umana.

Il salmo 1 presenta la beatitudine di chi rimane fermo nella meditazione della Parola del Signore e la mette in pratica. Il vero credente, è colui che medita la Parola giorno e notte, per poter affrontare le vicende della vita con rettitudine. La meditazione assidua della Parola rende stabile e fecondo il suo cammino, attento agli ostacoli di che lo raggira con inganni e sufficienza di parole.
È un salmo che dona pace, che infonde lo spirito di perseveranza sulle strade intraprese. Meditare la Parola del Signore è meditare quanto ha fatto e detto Cristo Gesù, è desiderio di vivere Cristo nella propria vita. È scegliere di entrare alla sua Presenza, di accogliere la storia d’amore che ha pensato per ciascuno di noi.




Salmo 1 - Le due vie dell’uomo


Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
  non resta nella via dei peccatori
  e non siede in compagnia degli arroganti,

ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
  la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
  che dà frutto a suo tempo:
  le sue foglie non appassiscono
  e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
  ma come pula che il vento disperde;

perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
  né i peccatori nell'assemblea dei giusti,

poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
        mentre la via dei malvagi va in rovina.

lunedì 4 marzo 2013

Armonie dello Spirito


Ascolta: "Liberamente" di Ennio Morricone

«Nel corpo, secondo me, ci sono tre tipi di passioni. Vi è quel moto conforme per naturale disposizione al corpo che agisce solo dietro vo­lontà dell’anima ed è ben noto. Vi è poi un altro moto che si ha quando si alimenta il corpo con abbondanti cibi e bevande; il sangue, riscaldato da quanto si è ingerito, eccita il corpo e quel primo moto viene sollecitato dalla concupiscenza.
Per questa ragione l’Apostolo dice: «Non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza» (Ef 5,18). E il Signore ordina ai discepoli nel vangelo: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesanti­scano in dissipazioni e ubriachezze» (Lc 21,34) soprattutto con la voluttà. A coloro che cercano la misura della purezza dobbiamo dire: «Tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù» (1Cor 9,27). Infine, il terzo moto deriva dagli spiriti malvagi che, invi­diosi, tentano di distrarre quanti aspirano alla propria santificazione.
Se l’anima si mantiene salda di fronte a que­sti tre moti nel testimoniare ciò che lo Spirito in­segna all’intelletto, allora sia la stessa anima che il corpo sono esenti dai suddetti tre mali. Ma se l’intelletto indugia nel testimoniare quanto lo Spirito attesta, allora gli spiriti malvagi semina­no nel suo corpo e gli muovono guerra finché l’a­nima sia spossata e si chieda donde verrà l’aiuto, si converta, si sottometta alla testimonianza del­lo. Spirito e riabbia la vita. Allora l’anima crede che il suo riposo consiste nel dimorare con Dio e che Dio stesso è la sua pace».

Antonio abate, Lettere

venerdì 1 marzo 2013

III domenica di Quaresima Lc 13,1-9


Un fico piantato e coltivato tra le viti; cosa alquanto insolita, non trovate? Generalmente un albero così viene curato lontano da altre piante alle quali potrebbe sottrarre spazio e nutrimento. Per tale ragione, a volte si arriva addirittura a sacrificarlo, tanto più se il fico in questione è sterile già da tre anni. Solo un Vignaiolo immensamente fiducioso e dal cuore tenero permetterebbe una così incerta convivenza. “Lascialo ancora quest’anno”, dice il buon uomo al Padrone, e chissà da quanto questa preghiera si protrae… e per quanti anni ancora! Signore Gesù, sei davvero un mistero; sempre disposto a dare un’altra chance, anche quando i fatti direbbero il contrario. E’ così difficile comprendere e fare propria la logica evangelica, eppure talvolta basta venirne appena toccati mediante l’ascolto della Parola, per essere rigenerati allo stupore e al desiderio di mettere radici in un terreno nuovo. Non dimentichiamo però quanto è detto prima della parabola: “ma se non vi convertirete”; la misericordia di Dio è per sempre, non così il tempo. Da qui l’urgenza di cambiare vita oggi, magari proprio in questo periodo di Quaresima, tempo opportuno per guardare senza paura alle nostre sterilità e per aprirsi fiduciosamente ad una nuova stagione, nella quale linfa feconda potrà tornare a scorrere in noi, se lo desideriamo, e portare a suo tempo quei frutti che il Signore attende... Con fiducia e pazienza.

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