Il Signore è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. Dio
non è un Dio dei morti, ma dei vivi. Dio “di”: in questo “di” ripetuto cinque
volte è contenuto il motivo ultimo della risurrezione, il segreto
dell’eternità. Una sillaba breve come un respiro, ma che contiene la forza di
un legame, indissolubile e reciproco, e che significa: Dio appartiene a loro,
loro appartengono a Dio. Così totale è il legame, che il Signore giunge a
qualificarsi non con un nome proprio, ma con il nome di quanti ha amato. Il
Dio più forte della morte è così umile da ritenere i suoi amici parte
integrante di sé. Dio di Abramo, di Isacco, di Gesù, Dio di mio padre, di mia
madre... Se quei nomi, quelle persone non esistono più, è Dio stesso che non
esiste. Se quel legame si dissolve, è il nome stesso di Dio che si spezza. Per
questo li farà risorgere: solo la nostra risurrezione farà di Dio il Padre per
sempre.
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