sabato 11 aprile 2015

II Domenica di Pasqua - Gv 29,19-31


Il Vangelo ci pone dinanzi una questione che sta molto a cuore a Gesù: il credere in Lui pur non avendo visto. Gesù proclama beate (felici) queste persone, coloro che per credere non hanno bisogno di segni eclatanti; anzi, lo stesso evangelista Giovanni ci dice che Gesù non si fidava di coloro che credevano solo per aver veduto dei segni (cf. Gv 2,23-25).
E allora è il momento buono per guardare alla nostra fede: è una fede che avanza pretese da Gesù, che ha continuamente bisogno di piccoli e grandi segni per sostenersi; o una fede che con semplicità e fermezza può contare sulla misericordia di Dio ed esclamare spesso, nel segreto del cuore: “Mio Signore e mio Dio!”.
Come lo stesso Giovanni ci ricorda nella sua Prima Lettera: “È lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità” (1Gv 5,7a). Lo Spirito è Dio stesso che si dona a noi, ed è in noi; Lui ci permette di confessare limpidamente la nostra fede in Gesù: cerchiamo di non rattristarLo e inibirLo con troppo superficialità.

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