Questa domenica ci viene presentata la figura del buon
pastore, Gesù dipinge con le sue parole i tratti del custode gradito al cuore
di Dio.
Oltre alla metafora agricola, dove si legge nel pastore la
figura di Cristo che guida il suo gregge, la Chiesa, troviamo alcune
indicazioni di Gesù su come sia possibile riconoscere la giuda proveniente da
Dio e non dal desiderio di dominio o di potere.
Si possono sottolineare due caratteristiche presentate dal
Vangelo, la prima la definirei con il termine fedeltà, “Io do la mia vita, per poi riprendermela di nuovo”, Gesù
con questa frase sembra esistenzialmente fedele alle sue parole. La seconda
caratteristica la colgo nel temine conoscenza,
il pastore caro al cuore di Dio conosce le pecore, non solo quelle del suo
recinto, ma anche quelle di altri recinti.
Si può cogliere come il pastore, che giuda il gregge
attraverso la mano di Dio sappia coltivare i tratti universali dell’amare, e
una volta scoperti ne rimane fedele.
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