sabato 17 agosto 2013

XX Domenica del Tempo Ordinario Lc 12,49-53


Decisamente questa non è una pagina da sorseggiare sotto l’ombrellone! Non è di immediato refrigerio, anzi, porta in sé alcuni tratti di una violenza che fatichiamo a far dialogare con le parole ben più note e avvolgenti sul perdono, la comunione e l’amore.
Cosa ti sta dicendo Gesù?
Ti dice che essere cristiani è un’esperienza talmente esigente che non permette il lusso del perbenismo: i cristiani da salotto, efficace immagine proposta da Papa Francesco, comodamente adagiati sul soffice cuscino della propria fede, forse hanno zittito l’appello più dirompente e performante del Vangelo: la chiamata a testimoniare con la vita che la carità, quando è davvero paziente e benigna e quando tutto sopporta (cfr. ICor 13,4.7), diventa scandalo e stoltezza per il mondo (cfr. ICor 1,23). Perché lacera con semplice efficacia le sicurezze che abbiamo rastrellato e via via accumulato nei ruoli, nelle culture, nelle religioni, nelle filosofie, nelle istituzioni…nei nostri cuori.
Ma forse sullo sfondo di questa pagina evangelica possiamo intravedere anche la lotta notturna di Giacobbe con Dio, durante la quale egli riceve, prima della benedizione, un colpo che lo lascerà zoppo e un nome nuovo (cfr. Gen 32, 25ss).
Sei pronto/a a lottare con Dio?
Sei disposto/a a rischiare la tua fede…e la tua vita?

Profumiamo di più questa umanità con l’inebriante incenso della nostra vita infiammata dallo Spirito Santo e fatta sacra, sacrificata, nell’accoglienza delle esigenze radicali e bellissime di Cristo!





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