23 aprile 2011
Sabato Santo
Risuona ancora nei meandri di qualche
Probabilmente cap iamo bene, oggi, nel nostro clima e nella nostra cultura, cosa significa il mistero terribile del Sabato santo, p oiché talvolta ci sembra davvero concreto l’abisso del silenzio di Dio.
Lo chiamiamo giorno del ‘nascondimento di Dio’ che segue quel venerdì santo in cui, almeno, sulla croce p otevamo guardare e contemp lare Colui che avevano trafitto.
Oggi, sabato santo, no! Dio sembra non p iù visibile.
Sabato santo: giorno di un p aradosso inaudito, rip ortato alla memoria con le p arole del credo: “discese agli inferi”, cioè dentro il mistero della morte.
Fa p ensare, almeno! Dio giunge a ‘visitare la morte dell’uomo’, quale condivisione totale con la sorte umana, affinché nulla rimanga lontano da Dio.
Il Sabato santo ci ap p are p rop rio vuoto: la p ietra rotolata, cop re il corp o di Gesù, lo nasconde. Tutto finito e la fede di coloro che lo seguivano ap p are chiaramente colorata di fanatismo. Sembra che eliminarLo sia aver fatto verità: nessun Dio ha salvato Gesù che si atteggiava Figlio suo.
Sabato Santo… non descrive bene la condizione umana? L’uomo, nell’assenza di Dio, è rimasto senza p arole, solo in comp agnia delle sue ragioni, della sua scienza e della sua tecnica, dell’immagine di futuro che si è creato. Verso dove?
Ma Dio non p oteva e non p uò abbandonare la sua Creatura.
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