sabato 23 aprile 2011

23 aprile 2011
Sabato Santo


Risuona ancora nei meandri di qualche pagina di libro o di qualche passaparola apparentemente ateo, quel grido di terrore: «Dio è morto»… come più di un secolo fa, quando il profeta del sospetto, Nietzsche, faceva gridare ai suoi personaggi presenti nella sua mente.
Probabilmente capiamo bene, oggi, nel nostro clima e nella nostra cultura, cosa significa il mistero terribile del Sabato santo, poiché talvolta ci sembra davvero concreto l’abisso del silenzio di Dio.
Lo chiamiamo giorno del ‘nascondimento di Dio’ che segue quel venerdì santo in cui, almeno, sulla croce potevamo guardare e contemplare Colui che avevano trafitto.
Oggi, sabato santo, no! Dio sembra non più visibile. 
Sabato santo: giorno di un paradosso inaudito, riportato alla memoria con le parole del credo: “discese agli inferi”, cioè dentro il mistero della morte.
Fa pensare, almeno! Dio giunge a ‘visitare la morte dell’uomo’, quale condivisione totale con la sorte umana, affinché nulla rimanga lontano da Dio.
Il Sabato santo ci appare proprio vuoto: la pietra rotolata, copre il corpo di Gesù, lo nasconde. Tutto finito e la fede di coloro che lo seguivano appare chiaramente colorata di fanatismo. Sembra che eliminarLo sia aver fatto verità: nessun Dio ha salvato Gesù che si atteggiava Figlio suo.
Sabato Santo… non descrive bene la condizione umana? L’uomo, nell’assenza di Dio, è rimasto senza parole, solo in compagnia delle sue ragioni, della sua scienza e della sua tecnica, dell’immagine di futuro che si è creato. Verso dove?

Ma Dio non poteva e non può abbandonare la sua Creatura.


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